Grazie a questo speciale articolo, andremo alla scoperta di un tema molto particolare e poco conosciuto, spesso anche per la mancanza di fonti e dati scientifici tangibili. Dove nacquero le prime comunità cristiane e dove professavano i loro culti? Dopo una breve introduzione sui dati che conosciamo nel Mediterraneo, faremo un piccolo focus sulla situazione in Sardegna concentrandoci maggiormente sulla nascita delle diocesi nell'Isola. Questi però saranno argomenti che approfondiremo prossimamente. Per il momento, godetevi la lettura di questo articolo che abbiamo scritto appositamente per voi. Le prime comunità cristiane Il Cristianesimo è una religione monoteista nata nel Vicino Oriente, più precisamente nell'area israeliana e palestinese, nel corso del I secolo d.C. Ha origine dunque in una zona geografica abbastanza tumultuosa e che in quel periodo faceva parte dell'Impero romano. Perciò fiorì in seno alla religione giudaica e a quella pagana. Il Cristianesimo si fonda sulla venuta e rivelazione di Gesù, considerato come il Messia e il figlio di Dio, nato, morto e risorto per la salvezza del mondo. Per tradizione, a seguito della morte di Cristo avvenuta per mezzo della crocifissione sotto l'imperatore Tiberio (probabilmente tra il 30-33 d.C.), nacque la prima comunità cristiana a Gerusalemme per volere degli stessi Apostoli. Nel giorno di Pentecoste, essi, da quanto emerge dalla lettura dei Vangeli, erano stati incaricati da Gesù stesso di portare la buona novella in tutto il mondo allora conosciuto. Tuttavia, dove si riunivano questi primi cristiani per veicolare il messaggio di Cristo? Dalla lettura dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli, si evince che Gesù prima e gli Apostoli poi predicavano non in un edificio specifico bensì spesso all'aperto su colline, nelle piazze, o in spazi chiusi come case private, o a volte in sinagoghe. Tra gli edifici menzionati nelle fonti bibliche ci sono il cosiddetto Cenacolo a
Grazie a questo speciale articolo, andremo alla scoperta di un tema molto particolare e poco conosciuto, spesso anche per la mancanza di fonti e dati scientifici tangibili. Dove nacquero le prime comunità cristiane e dove professavano i loro culti? Dopo una breve introduzione sui dati che conosciamo nel Mediterraneo, faremo
Torniamo a occuparci pubblicamente del tema della Gran Torre, anche se in realtà non abbiamo mai smesso di farlo privatamente dal 2019 a oggi. Ci riferiamo ovviamente al monumento, la più grande torre costiera della Sardegna, che recentemente ha iniziato a prendere voce e a denunciare in prima persona il suo stato di degrado e la mancanza di un vero e proprio progetto di valorizzazione. Ovviamente si tratta di un post ironico, che la nostra Associazione ha creato per sensibilizzare l'opinione pubblica su un tema molto serio. Talmente serio che nei giorni scorsi è stato trattato sulla stampa regionale, con un bell'articolo a firma della giornalista Marianna Guarna per il quotidiano L'Unione Sarda. Nell'articolo compare una replica dell'Assessore alla Cultura del Comune di Oristano, Luca Faedda. Intervistato dalla giornalista, l'Assessore avrebbe negato tutto, sostenendo che le foto pubblicate recentemente e che evidenziano il degrado nella terrazza superiore della Gran Torre sarebbero datate. Faedda sostiene inoltre che la situazione oggi non sarebbe quella nelle foto, come dimostrerebbero le immagini e le riprese fatte nel corso degli eventi organizzati negli ultimi mesi all'interno della Gran Torre. Qualcosa non torna: ma l'Assessore ha capito che le foto sono della terrazza? Peccato che i recenti eventi organizzati dentro la Gran Torre con il Patrocinio del Comune di Oristano, abbiano avuto luogo esclusivamente nell'ampio spazio interno del monumento. Mentre le nostre immagini che mostrano l'infestazione dei piccioni, con il relativo guano, rappresentano una situazione che riguarda la terrazza esterna della Gran Torre. Invitiamo dunque pubblicamente l'Assessore a organizzare una visita guidata al monumento per verificarne lo stato, e soprattutto per documentarsi direttamente, perché dalla sua replica sembra che non abbia per niente chiaro a quali ambienti si faccia riferimento nelle foto. Il degrado della Gran Torre oggi è talmente evidente che si vede dallo spazio!
Torniamo a occuparci pubblicamente del tema della Gran Torre, anche se in realtà non abbiamo mai smesso di farlo privatamente dal 2019 a oggi. Ci riferiamo ovviamente al monumento, la più grande torre costiera della Sardegna, che recentemente ha iniziato a prendere voce e a denunciare in prima persona il
Mare Calmo e Sardinia Romana nuovamente insieme per lo speciale evento “Alla scoperta della salute e del benessere nell'età romana", questa volta nella suggestiva cornice del MuMe - Museo del Meilogu Medievale di Bessude (SS) che permetterà al visitatore di scoprire il mondo della medicina e del benessere nell’età romana. Tutto questo e molto altro verrà raccontato attraverso uno speciale allestimento che sarà visitabile dal 27 al 30 Dicembre 2023. Grazie alle fedeli ricostruzioni dell’Associazione Sardinia Romana, ci si potrà immergere in una taberna medica, ossia l’ambulatorio medico di età romana, e nell’ambientazione degli stabilimenti termali antichi. In maniera particolare, si potranno vedere le riproduzioni delle suppellettili utilizzate dai medici romani durante le operazioni chirurgiche. Tra i contesti archeologici cha hanno restituito il maggior numero di questi strumenti ci sono Pompei, Ercolano (I secolo d.C.), ma soprattutto la domus del chirurgo di Rimini (II-III secolo d.C.), dove è stato rinvenuto un armamentario medico completo di circa 150 utensili appartenuti a Eutyches, il medico che qui vi dimorava. LUOGO E ORARI La mostra si svolgerà presso il MuMe - Museo del Meilogu Medievale, sito in via Roma 24 a Bessude. Sarà fruibile dal 27 al 30 Dicembre nei seguenti orari di apertura: Mercoledì 27 Dicembre 2023: 15:00/18:00 inaugurazione della mostra con visita guidata Giovedì 28 Dicembre 2023: 15:00/18:00 visite guidate alla mostra e all’esposizione museale a cadenza oraria con ultimo ingresso alle ore 17:00 Venerdì 29 Dicembre 2023: 15:00/18:00 visite guidate alla mostra e all’esposizione museale a cadenza oraria con ultimo ingresso alle ore 17:00 Sabato 30 Dicembre 2023: 15:00/18:00 visite guidate alla mostra e all’esposizione museale a cadenza oraria con ultimo ingresso alle ore 17:00. Per info e prenotazioni: Marco: +39 340 7104857 (sms o Whatsapp) Federica: +39 339 3566446 (chiamate, sms o Whatsapp)
Mare Calmo e Sardinia Romana nuovamente insieme per lo speciale evento “Alla scoperta della salute e del benessere nell’età romana”, questa volta nella suggestiva cornice del MuMe – Museo del Meilogu Medievale di Bessude (SS) che permetterà al visitatore di scoprire il mondo della medicina e del benessere nell’età romana.
Per l'archeologia sperimentale della Sardegna lo studio del vino, e in particolare della sua produzione in antichità, è uno dei filoni più appassionanti sviluppato dai ricercatori. Ci sembra giusto dedicare uno spazio importante sul nostro blog a chi negli ultimi decenni ha approfondito in maniera particolare e anche innovativa questi temi, tanto da ricevere dei riconoscimenti di livello internazionale. Qualche settimana fa abbiamo avuto il piacere di conoscere ed intervistare Cinzia Loi. Oltre che essere archeologa, Cinzia è anche presidente dell'Associazione Paleoworking, che fin dal 2005 si occupa di ricerca scientifica e archeologia sperimentale in Sardegna. Ha partecipato a numerose campagne di scavo sia nel territorio nazionale che all'estero e il suo principale filone di ricerca riguarda lo studio dei processi di produzione e delle attività produttive, con particolare concentrazione sui così detti "palmenti rupestri". Si tratta di speciali impianti di produzione del vino che sono attestati in tutta la Sardegna, e caratterizzano fortemente il territorio di Ardauli, in provincia di Oristano. L'analisi e il recupero di tali strutture hanno dato vita nel 2020 al progetto partecipato chiamato "Lacos de Catzigare. I palmenti rupestri di Ardauli". Nell'ambito dell'assemblea annuale del percorso culturale europeo European Wine Day e ITER VITIS Les chemins de la Vigne en Europe tenuta a Tolosa l'ottobre scorso, tale progetto ha vinto il premio Prix de la recherche en archéologie du vin. Buona lettura! Quando è nata l'Associazione Paleoworking e di cosa si occupa? L'Associazione Paleoworking Sardegna, attiva dal 2005, è nata con l’intento di coniugare la ricerca archeologica con la valorizzazione delle radici culturali dell’isola, attraverso progetti di ricerca incentrati sull'archeologia sperimentale. La nostra sede si trova ad Ardauli, un piccolo centro del Barigadu, nella Sardegna centrale. In questi quasi vent'anni, costante è stata l'opera di studio e di divulgazione sulle domus de janas, particolarmente numerose
Per l’archeologia sperimentale della Sardegna lo studio del vino, e in particolare della sua produzione in antichità, è uno dei filoni più appassionanti sviluppato dai ricercatori. Ci sembra giusto dedicare uno spazio importante sul nostro blog a chi negli ultimi decenni ha approfondito in maniera particolare e anche innovativa questi
Nei secoli i culti e i riti funerari nelle società antiche di Cagliari hanno subito diversi cambiamenti. Questo è stato il filo conduttore durante la passeggiata mattutina del 7 Gennaio. Per l'occasione abbiamo visitato la necropoli di Tuvixeddu, la Grotta della Vipera e l'area archeologica di San Saturnino. Un viaggio che ci ha portato a conoscere e comprendere l'evoluzione di una città e il mutare dei suoi culti nel corso del tempo. Su Tuvixeddu, la necropoli occidentale di Cagliari, abbiamo già scritto un articolo, che vi invitiamo a leggere nel nostro blog. Questa volta abbiamo scelto di raccontarvi qualcosa in più sulla Grotta della Vipera e sull'area archeologica di San Saturnino. Buona lettura! La Grotta della Vipera La cosiddetta Grotta della Vipera è un mausoleo di età romana, ipoteticamente scavato nella roccia tra il I-II secolo d.C. lungo l'attuale Viale Sant'Avendrace, a Cagliari. All'epoca era la principale via di collegamento della città. Come testimonia ampiamente l'Appia antica a Roma, per i Romani di alto rango era importante farsi costruire la propria tomba, riccamente decorata e con numerose iscrizioni celebrative, lungo le vie di comunicazione. Era una maniera per far conoscere la propria storia illustre a tutti e per preservare, anche in questo modo, la propria memoria. Grazie alle numerose iscrizioni incise sulla roccia calcarea del sepolcro (in tutto 16: 9 in latino e 7 in greco, di cui 14 sono poesie), sappiamo che si tratta della tomba che Lucio Cassio Filippo dedicò alla moglie Attilia Pomptilla. Questa tomba è la testimonianza di una particolare storia d'amore. Dalla lettura delle epigrafi, sappiamo che i due vissero insieme per ben 42 anni e avevano natali illustri, perché appartenuti a famiglie d'alto rango di Roma. Ad un certo punto Lucio Cassio fu esiliato a Cagliari da Nerone e qui si ammalò di malaria. Attilia,
Nei secoli i culti e i riti funerari nelle società antiche di Cagliari hanno subito diversi cambiamenti. Questo è stato il filo conduttore durante la passeggiata mattutina del 7 Gennaio. Per l’occasione abbiamo visitato la necropoli di Tuvixeddu, la Grotta della Vipera e l’area archeologica di San Saturnino. Un viaggio
Con questo breve articolo ho il piacere di presentarvi il frutto della mia ultima tesi, che ha per oggetto lo studio della diffusione di un particolare tipo tombale, definito tomba a camera costruita, o nelle pubblicazioni scientifiche anche come ashlar built tomb. Questo particolare modo di costruire le tombe è stato attesta in diverse culture: da quelle mesopotamiche a quella fenicia della Sardegna. Il lavoro è stato complesso a causa delle poche fonti e studi in merito. Disponiamo, infatti, di scarse pubblicazioni scientifiche e spesso in lingua non italiana. Eppure è un argomento molto affascinante, che mette in luce quanto il Mediterraneo in antico fosse realmente un ponte di unione, tramite il quale le diverse popolazioni si incontravano e si scambiavano idee e saperi. E in questo, come vedremo, anche la Sardegna era una protagonista. Ma cosa sono le tombe a camera costruita? Dal punto di vista tecnico, si tratta di tombe probabilmente destinate a persone importanti per la comunità, caratterizzate da una o più camere funerarie. Queste erano realizzate grazie alla giustapposizione e sovrapposizione di blocchi litici ben lavorati. Spesso si poteva accedere mediante un pozzo, oppure un corridoio, spesso gradinato, detto dromos. Per come le vedo io, sono delle particolari architetture funerarie frutto della somma di varie culture mediterranee, che nel corso dei secoli si sono incontrate e che hanno interpretato quel messaggio acquisito a modo loro, in base alle proprie tradizioni. Trovate delle analogie con altre culture? Vi invito a scriverlo nei commenti al termine dell’articolo. Le tombe a camera costruita in Oriente L'uso della tomba a camera costruita comparve in Mesopotamia sin dal III millennio a.C., come testimoniato dalle strutture rinvenute presso le necropoli reali di Ur, Ebla e Mari, gli edifici funerari rinvenuti presso i centri secondari della Siria settentrionale e dell’Anatolia meridionale. Dal XVIII
Con questo breve articolo ho il piacere di presentarvi il frutto della mia ultima tesi, che ha per oggetto lo studio della diffusione di un particolare tipo tombale, definito tomba a camera costruita, o nelle pubblicazioni scientifiche anche come ashlar built tomb. Questo particolare modo di costruire le tombe è
Il sito archeologico di Is Bangius (conosciuto anche come "Muru de is Bangius") si localizza lungo le pendici occidentali del Monte Arci, nel territorio comunale di Marrubiu. In quest'area, probabilmente, tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., venne edificato un importante praetorium, sede amministrativa e giudiziaria distaccata del governatore della provincia sarda. Il sito rappresenta un unicum, anche perché si trova lungo un compendium itineris, ossia una scorciatoia. Tale strada venne creata in età severiana e collegava direttamente Forum Traiani (Fordongianus) a Karales (Cagliari). Questo si rese necessario perché, durante l'età severiana (fine II-primi III secolo d.C.), il centro di Forum Traiani crebbe di importanza dal punto di vista economico, strategico e urbanistico. Così la città venne collegata maggiormente all'asse viario centrale "a Turre Karalis". Esattamente all'innesto del compendium o nelle immediate vicinanze si costruì il praetorium di is Bangius con terme ed altri edifici di servizio. Breve storia degli scavi e degli studi Il sito di Is Bangius è noto sin dal 1746, quando venne menzionato per la prima volta nelle Carte del Regno di Sardegna, oggi conservate presso l'Archivio statale di Torino. Qui tra il Campo Sant'Anna e la chiesa di Santa Maria, si trova l'indicazione "Bagni antichi" da riferirsi alle terme di Is Bangius, appunto. Il contributo più rilevante alla conoscenza del sito fu l'articolo "Antichità di Muru de Bangius", pubblicato da Giovanni Spano nel 1863. Qui il canonico riportava la testimonianza degli scavi condotti da un certo Efisio Creggiu di Marrubiu, il quale riportò alla luce le terme riccamente decorate con mosaici policromi e frammenti di epigrafi. Nel 1986 riprese i lavori la Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e di Oristano, che nel 1990 collaborò anche con la cattedra di epigrafia romana dell'Università di Roma. Grazie a questi lavori
Il sito archeologico di Is Bangius (conosciuto anche come “Muru de is Bangius”) si localizza lungo le pendici occidentali del Monte Arci, nel territorio comunale di Marrubiu. In quest’area, probabilmente, tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., venne edificato un importante praetorium, sede amministrativa e
Biru 'e Concas è un Parco Archeologico di estrema importanza per la storia e l'archeologia della Sardegna. Si trova tra le fertili colline granitiche della regione storica del Mandrolisai, immerso in un bosco di lecci e querce da sughero. Biru 'e Concas è senz'altro uno dei siti megalitici più importanti in Sardegna. L'area archeologica si estende per circa 770 mq lungo il versante nordorientale della collina di Coa 'e sa Mandara, delimitata ad ovest dal Rio Mannu ed a est dal Rio San Mauro. La zona, posta lungo le vie di comunicazione naturali che collegano la parte ovest del Gennargentu con il Campidano e il Sarcidano, è ricca di acque sorgive e di ruscelli che solcano piccole valli. Questi fattori naturali hanno reso possibile l'insediamento dell'uomo sin dal Neolitico Recente, come testimoniato dalle numerose domus de janas rinvenute nel territorio. La presenza umana perdurò anche durante l'età nuragica. Di questo sono un esempio il protonuraghe Talei (Età del Bronzo Medio) e il nuraghe Biru 'e Concas (Età del Bronzo Recente), che prende il nome dall'omonimo sito. Biru' e Concas era dunque una località di passaggio, di incontri e di scambi. Per questo motivo qui a partire dal Neolitico Recente (IV millennio a.C.) sino all'Eneolitico (III millennio a.C.) gli uomini scolpirono e posizionarono più di 150 monoliti, rendendo quest'area la zona con la più alta concentrazione di menhir della Sardegna. Breve storia degli studi e degli scavi In bibliografia la prima notizia del sito risale al 1990, quando venne pubblicato un volume dal titolo "Progetto i Nuraghi", a cura di Antonello Piga, in cui si riportava un censimento archeologico eseguito nei territori dell'Ogliastra, della Barbagia e del Sarcidano. Per quanto riguarda Biru' e Concas (detto Bidu' e Concas nella pubblicazione), si fa riferimento ad una trentina di menhir e ad un nuraghe
Biru ‘e Concas è un Parco Archeologico di estrema importanza per la storia e l’archeologia della Sardegna. Si trova tra le fertili colline granitiche della regione storica del Mandrolisai, immerso in un bosco di lecci e querce da sughero. Biru ‘e Concas è senz’altro uno dei siti megalitici più importanti
L'arte del tessere trame è antica di millenni, e in Sardegna vive ancora a Samugheo dove "Tessingiu" è arrivata alla 54esima edizione. Per questo, quando siamo stati contattati dall'attuale Assessore alla Cultura e beni archeologici Dott.ssa Elisabetta Sanna, e dal curatore del Museo MURATS Baingio Cuccu, abbiamo risposto con entusiasmo e spirito collaborativo. Tessingiu Mostra dell'Artigianato Sardo Non si tratta infatti di una semplice mostra sull'artigianato, ma Samugheo ospita e raccoglie ogni anno i lavori e le opere d'arte che raccontano e inventano sempre nuove strade per esprimere una tradizione preziosissima per tutta la cultura sarda. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie Non solo trame e tessuti dunque, l'esposizione aperta tutti i giorni fino a domenica 5 settembre (dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:30 alle 20:30) raccoglie opere di artigiani isolani della ceramica, del legno, del rame e dell'oreficeria. Senza trascurare opere di design e arredamento, in molti casi davvero originali. Siamo stati accolti all'ingresso da un gruppo di giovani ragazze, molto cordiali e preparate, che ci hanno accompagnato alla scoperta dell'esposizione. Nota importante: tutti gli oggetti presenti all'interno della mostra sono in vendita. Alcuni hanno un prezzo esposto, altri essendo pezzi unici, possono essere acquistati contattando gli artigiani. Alcune meraviglie che troverete all'interno di Tessingiu: MURATS - Museo Unico Regionale Arte Tessile Sarda Altra tappa imperdibile, per chi visita Samugheo è il MURATS. Imperdibile per almeno 3 motivi: L'Esposizione Permanente comprende un'importantissima Collezione composta da uno speciale insieme di antichi manufatti provenienti da diverse parti dell’Isola: telai, lenzuola e soprattutto tappeti tra i quali spiccano i famosi "Tapinos ‘e mortu" particolari tessuti utilizzati durante le pratiche funerarie (in particolare nel paese di Orgosolo). La 2a biennale Fiber Art con esclusive opere d'arte contemporanea
L’arte del tessere trame è antica di millenni, e in Sardegna vive ancora a Samugheo dove “Tessingiu” è arrivata alla 54esima edizione. Per questo, quando siamo stati contattati dall’attuale Assessore alla Cultura e beni archeologici Dott.ssa Elisabetta Sanna, e dal curatore del Museo MURATS Baingio Cuccu, abbiamo risposto con entusiasmo
Conoscevate la storia del relitto di Mal di Ventre? Con questo quinto articolo dedicato all'archeologia del Sinis, scopriremo le sorti di una nave mercantile romana, naufragata per cause sconosciute al largo della piccola isola di Mal di Ventre. L'imbarcazione, partita forse dalla Spagna meridionale con destinazione incerta, trasportava un carico specializzato di lingotti plumbei tutti recanti impresso il nome dei produttori. La maggior parte di questi, insieme agli altri materiali, sono oggi esposti presso il Museo Civico Giovanni Marongiu di Cabras. Scoperta e scavi del relitto di Mal di Ventre L'isola di Mal di Ventre si chiama così per via di una traduzione erronea in italiano dell'originario nome sardo Malu Entu (cattivo vento). Questa si localizza nell'area centro occidentale della Sardegna e dista circa 9,6km dalle coste del Sinis di Cabras. Si tratta di una distesa granitica per lo più pianeggiante, oggi disabitata, ma che in realtà conserva tracce di frequentazione umana risalenti almeno ad età nuragica, per via della presenza di un nuraghe. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie Nel 1988, a circa un miglio dall'isola e ad una profondità di 30m, un subacqueo sportivo scoprì occasionalmente un relitto di età romana repubblicana (datato tra l'89 e il 50 a.C.). Dal 1989 sino al 1996 si susseguirono diversi scavi subacquei guidati dalla Soprintendenza archeologica di Cagliari e Oristano, coadiuvata dal prezioso contributo dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Il relitto di Mal di Ventre rappresenta un contesto di estrema importanza, perché si tratta di una nave che trasportava un carico specializzato, cioè costituito da un solo prodotto specifico di forma e peso particolari. Infatti, l'imbarcazione conteneva al suo interno oltre mille lingotti di piombo dalla sezione trapezoidale e sommità arrotondata. Pani plumbei sono stati documentati anche in altri relitti romani della
Conoscevate la storia del relitto di Mal di Ventre? Con questo quinto articolo dedicato all’archeologia del Sinis, scopriremo le sorti di una nave mercantile romana, naufragata per cause sconosciute al largo della piccola isola di Mal di Ventre. L’imbarcazione, partita forse dalla Spagna meridionale con destinazione incerta, trasportava un carico