Con questo breve articolo ho il piacere di presentarvi il frutto della mia ultima tesi, che ha per oggetto lo studio della diffusione di un particolare tipo tombale, definito tomba a camera costruita, o nelle pubblicazioni scientifiche anche come ashlar built tomb. Questo particolare modo di costruire le tombe è stato attesta in diverse culture: da quelle mesopotamiche a quella fenicia della Sardegna. Il lavoro è stato complesso a causa delle poche fonti e studi in merito. Disponiamo, infatti, di scarse pubblicazioni scientifiche e spesso in lingua non italiana. Eppure è un argomento molto affascinante, che mette in luce quanto il Mediterraneo in antico fosse realmente un ponte di unione, tramite il quale le diverse popolazioni si incontravano e si scambiavano idee e saperi. E in questo, come vedremo, anche la Sardegna era una protagonista.
Ma cosa sono le tombe a camera costruita? Dal punto di vista tecnico, si tratta di tombe probabilmente destinate a persone importanti per la comunità, caratterizzate da una o più camere funerarie. Queste erano realizzate grazie alla giustapposizione e sovrapposizione di blocchi litici ben lavorati. Spesso si poteva accedere mediante un pozzo, oppure un corridoio, spesso gradinato, detto dromos.
Per come le vedo io, sono delle particolari architetture funerarie frutto della somma di varie culture mediterranee, che nel corso dei secoli si sono incontrate e che hanno interpretato quel messaggio acquisito a modo loro, in base alle proprie tradizioni. Trovate delle analogie con altre culture? Vi invito a scriverlo nei commenti al termine dell’articolo.
Le tombe a camera costruita in Oriente
L’uso della tomba a camera costruita comparve in Mesopotamia sin dal III millennio a.C., come testimoniato dalle strutture rinvenute presso le necropoli reali di Ur, Ebla e Mari, gli edifici funerari rinvenuti presso i centri secondari della Siria settentrionale e dell’Anatolia meridionale.
Dal XVIII sino al XII secolo a.C. comparve ad Ugarit (Siria) presso i centri urbani di Ras Shamra, di Minet el-Beida e di Ras Ibn Hani. Le strutture ugaritiche erano state documentate al di sotto dei palazzi reali e delle case, a testimoniare un forte legame tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.
Di seguito la tomba di Rapanu, il consigliere reale, che si distingue per la cura dei dettagli e le dimensioni.
Contemporaneamente, questo tipo tombale si diffuse anche a Cipro, dove i primi esemplari, rinvenuti ad Enkomi e datati tra il XIV-XIII secolo a.C., erano caratterizzati da una copertura a tholos realizzata con pietrame irregolare. Di poco posteriori, erano invece altre sette ashlar built tomb, rinvenute sempre all’interno dell’abitato di Enkomi, riferite al XIII secolo a.C.
Tali tombe continuarono ad essere erette nell’isola di Cipro durante l’Età del Ferro (1050-525 a.C.). Queste sono state documentate esclusivamente nella sua parte orientale e meridionale, da Karpasia (nella zona nord-orientale), a Kourion (nel Meridione).
Per quanto riguarda la Fenicia (attuale Libano), l’unico centro ad aver restituito questo tipo tombale è Tel Achziv, oggi localizzato in Israele settentrionale. La località ha restituito tre tombe, datate all’inizio del X secolo a.C. e probabilmente influenzate dalle architetture ugaritiche e cipriote dell’Età del Bronzo.
Le tombe a camera costruita in Occidente
In seguito alla colonizzazione fenicia, questi molteplici influssi culturali levantini e ciprioti arrivarono in Occidente. Di particolare interesse sono le cinque tombe rinvenute a Trayamar (Andalusia orientale-Spagna), datate tra la seconda metà del VII e la fine del VII secolo a.C. La particolarità di questi edifici funerari risiedeva nella loro copertura a doppio spiovente realizzata con l’utilizzo di travi lignee.
Con le strutture andaluse troverebbe importanti similitudini la tomba 8 della necropoli detta dell’île ad Utica (Tunisia). L’ipogeo, trovato violato e per questo difficilmente databile, ha restituito tra la terza e la quarta fila di blocchi uno spazio, dove, probabilmente, si collocava una trave lignea, dimostrando la presenza di un’alternanza di materiale litico e ligneo.
Un altro ipogeo del Mediterraneo occidentale che ha restituito una copertura simile è quello rinvenuto presso il centro marocchino di Moghogha es-Srira (Tangeri). La tomba a camera costruita, datata tra il VI-V secolo a.C., ha restituito un tetto a doppio spiovente in pietra. Questo, attraverso il supporto litico, andava ad imitare i tetti lignei.
L’utilizzo di architetture miste in legno ed in pietra era comune anche a Cartagine, dove però le strutture presentavano alcune differenze rispetto agli altri ipogei del Mediterraneo occidentale . Le tombe cartaginesi classificate come tipo X furono costruite ed utilizzate tra il secondo quarto del VII secolo e la fine del VI secolo a.C. Salvo qualche variante, l’architettura degli edifici era pressoché la stessa: profondo pozzo, che consentiva di accedere ad un’unica camera funeraria di pianta rettangolare, costruita con blocchi isodomi di arenaria e calcare. Il vano era coperto da un soffitto piano dato dalla giustapposizione di lastre litiche, al di sopra del quale ne venivano collocate altre disposte a schiena d’asino a creare un triangolo di scarico.
La Sardegna, per la sua posizione centrale nel Mediterraneo, s’inserì in questa tradizione architettonica con la tomba di Othoca-Santa Giusta (unica di questo tipo nell’isola). Costruita probabilmente nel VII secolo a.C., ha restituito una camera funeraria sigillata da lastre e decorata con motivi dipinti. Secondo il professore Giovanni Tore, seppur nella sua particolarità, la struttura si rifarebbe non solo a prototipi vicino-orientali, ma richiamerebbe anche le tombe andaluse, cipriote e nordafricane.
Conclusioni
Sebbene le tombe a camera costruita d’Oriente e d’Occidente presentino tra di loro delle importanti analogie, indice dell’appartenenza ad una matrice culturale derivata ipoteticamente da un unico archetipo (o forse anche più), non si può affermare l’esistenza di una filiazione diretta tra i vari esemplari presenti nel Mediterraneo. Data la maggiore antichità degli esemplari orientali, è possibile supporre che questa tradizione architettonica fosse nata in Oriente e che poi, attraverso la veicolazione fenicia, fosse arrivata almeno a partire dal VII secolo a.C. in Occidente. Ora, data la scarsità dei dati archeologici in Fenicia, è difficile individuare con certezza il prototipo di questo tipo tombale.
In seguito, prima di arrivare in Occidente, questa tradizione sarebbe approdata a Cipro, dove si sarebbe colorata di nuove sfumature. Infatti, l’isola per la sua posizione geografica ha da sempre ricoperto il ruolo di ponte tra Oriente ed Occidente, in cui le tradizioni locali andavano ad incontrare influssi diversi di provenienza vicino orientale, egea, anatolica. Per questo motivo le tombe cipriote sono considerate un prodotto del tutto eccezionale, che influenzò anche le architetture funeraria dell’Ovest mediterraneo.
Come visto, anche la Sardegna trova una parte da protagonista in questa cultura e tradizione funeraria. Alla tomba di Othoca-Santa Giusta, però dedicherò un articolo tutto suo in cui approfondiremo meglio i suoi aspetti.
Per approfondire:
BARRECCA F. 1988, La civiltà fenicio punica in Sardegna, Sassari.
BÉNICHOU SAFAR H. 1982, Les tombes puniques de Carthage, Paris.
CINTAS P. 1970, Manuel d’archélogie punique, Paris.
DEL VAIS C. 2017, Necropoli di Santa Severa e di is Forrixeddus, in I tesori della laguna. Santa Giusta: un patrimonio da conoscere, pp. 25-28.
WESTHOLM A. 1941, Built tombs in Cyprus, in Opuscola Archaeologica, II. pp. 29-58.
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