Dai primi abitati al Giudicato di Cagliari Il capoluogo della Sardegna ha alle proprie spalle una lunga ed importante storia: interessata dagli insediamenti limitrofi fin dalla preistoria, dalle domus de janas di Monte Sant’Elia al promontorio noto come Sella del Diavolo, alle attestazioni di cultura Monte Claro. Storicamente Cagliari nasce per opera dei fenici con il nome di Krly, insediamento le cui prime attestazioni si trovavano nei pressi della laguna di Santa Gilla, e conosce un primo ed importante sviluppo in età punica. Proprio qui infatti viene costruita la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo: Tuvixeddu. Risalgono invece al periodo punico le prime tracce di fortificazioni nell’abitato di Castello. Passata sotto la dominazione romana, la città si arricchisce di ulteriori monumenti come la villa di Tigellio, la Grotta della vipera e l’Anfiteatro. Guadagna in seguito il titolo di municipio romano, probabilmente sotto Cesare, come ricompensa per l’appoggio ricevuto dalla città durante la guerra civile contro i pompeiani, ed i suoi cittadini rientrano così nella tribù Quirina; la loro presenza fu così estesa che persino nel bastione di Santa Caterina troviamo ancora tracce di epoca romana. Viene poi successivamente conquistata dai vandali nel 453 d.C. per poi passare sotto i bizantini nel 533 d.C. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie Durante il loro regno si manifesta la minaccia degli arabi che assedieranno la prima volta l’isola all’inizio del VIII secolo e taglieranno progressivamente tutti i collegamenti con il cuore dell’impero Bizantino, ciò causerà uno spostamento del nucleo abitativo fino a Santa Igia (odierna Santa Gilla) ed una perdita progressiva dei rapporti con Bisanzio dovuto alla conquista da parte degli arabi di tutti i possedimenti che andavano dal nord Africa fino alla Sicilia. Da qui probabilmente l’origine dei quattro Giudicati della Sardegna (Torres,
Dai primi abitati al Giudicato di Cagliari Il capoluogo della Sardegna ha alle proprie spalle una lunga ed importante storia: interessata dagli insediamenti limitrofi fin dalla preistoria, dalle domus de janas di Monte Sant’Elia al promontorio noto come Sella del Diavolo, alle attestazioni di cultura Monte Claro. Storicamente Cagliari nasce
La Malvasia di Bosa è un vino che conquista. Lo dice la storia. Ha il colore dell'oro, un profumo inconfondibile, intenso come quello del mare. È un vino da meditazione che, nelle sue qualità così peculiari, racchiude memorie antiche di secoli. Una storia che va oltre il territorio della Planargia, e arriva da lontano per abbracciare tutto il Mediterraneo. La conquista della Malvasia Fu nel Medioevo che la Malvasia divenne uno dei vini più rinomati. Prodotto principalmente nelle isole greche di Creta e Rodi, si deve ai veneziani l'uso di tale appellativo per indicare i vini dolci ed alcolici provenienti dalle regioni orientali del Mediterraneo. Il vitigno, secondo gli studiosi, è probabilmente originario della città di Monemvasia (o Monobasia), sulla costa sud-occidentale del Peloponneso. Monobasia si narra avesse un porto, protetto da un'alta roccia a strapiombo sul mare, con un ingresso strettissimo e difficile da conquistare. Nel 1248 un principe greco, per espugnare la fortezza, chiese aiuto ai veneziani, che rimasero in quel territorio e si spinsero nell'entroterra. I veneziani seppero subito apprezzare la Malvasia, e misero in piedi un intenso commercio trapiantando il vitigno a Creta, loro possedimento fin dal 1204, epoca delle Crociate. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie La Malvasia in Sardegna Ma come arrivò in Sardegna la Malvasia? Secondo l'ipotesi più verosimile l'introduzione del vitigno risalirebbe al V-VI secolo d.C., subito dopo la caduta dell'Impero Romano. Molto probabilmente arrivò nell'isola tramite gli approdi di Calaris e di Bosa: infatti ha maggiore diffusione nel Campidano di Cagliari e nelle colline della Planargia. Venne poi rinominato in modi diversi: in particolar modo nel nuorese è detto "Alvarega" o "Arvarega" corrispondente all'italiano "bianca greca", il che sembrerebbe confermare quanto sostenuto sulle sue origini. La Malvasia di Bosa oggi Oggi la Malvasia di Bosa, quella DOC, è prodotta in soli 27 ettari di vigneto sparsi in 7 comuni: Bosa, Suni, Tinnura, Flussio,
La Malvasia di Bosa è un vino che conquista. Lo dice la storia. Ha il colore dell’oro, un profumo inconfondibile, intenso come quello del mare. È un vino da meditazione che, nelle sue qualità così peculiari, racchiude memorie antiche di secoli. Una storia che va oltre il territorio della Planargia, e arriva da lontano per