Breve storia di Cagliari, da crocevia del Mediterraneo a capoluogo della Regione Sardegna

Dai primi abitati al Giudicato di Cagliari

Il capoluogo della Sardegna ha alle proprie spalle una lunga ed importante storia: interessata dagli insediamenti limitrofi fin dalla preistoria, dalle domus de janas di Monte Sant’Elia al promontorio noto come Sella del Diavolo, alle attestazioni di cultura Monte Claro. Storicamente Cagliari nasce per opera dei fenici con il nome di Krly, insediamento le cui prime attestazioni si trovavano nei pressi della laguna di Santa Gilla, e conosce un primo ed importante sviluppo in età punica. Proprio qui infatti viene costruita la più grande necropoli fenicio-punica del Mediterraneo: Tuvixeddu. Risalgono invece al periodo punico le prime tracce di fortificazioni nell’abitato di Castello. Passata sotto la dominazione romana, la città si arricchisce di ulteriori monumenti come la villa di Tigellio, la Grotta della vipera e l’Anfiteatro. Guadagna in seguito il titolo di municipio romano, probabilmente sotto Cesare, come ricompensa per l’appoggio ricevuto dalla città durante la guerra civile contro i pompeiani, ed i suoi cittadini rientrano così nella tribù Quirina; la loro presenza fu così estesa che persino nel bastione di Santa Caterina troviamo ancora tracce di epoca romana. Viene poi successivamente conquistata dai vandali nel 453 d.C. per poi passare sotto i bizantini nel 533 d.C.


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Durante il loro regno si manifesta la minaccia degli arabi che assedieranno la prima volta l’isola all’inizio del VIII secolo e taglieranno progressivamente tutti i collegamenti con il cuore dell’impero Bizantino, ciò causerà uno spostamento del nucleo abitativo fino a Santa Igia (odierna Santa Gilla) ed una perdita progressiva dei rapporti con Bisanzio dovuto alla conquista da parte degli arabi di tutti i possedimenti che andavano dal nord Africa fino alla Sicilia. Da qui probabilmente l’origine dei quattro Giudicati della Sardegna (Torres, Gallura, Arborea e Cagliari). Nonostante ciò le campagne degli arabi non si fermarono, e così fu necessario l’intervento di due potenze marinare: Pisa e Genova. Da questo momento in poi le due città, entrate in competizione, eserciteranno tutto il loro peso ed influenza nelle politiche dei giudicati, con quello di Cagliari schierato dalla parte dei pisani. Questi ultimi però, sotto il comando di Lamberto Visconti, al tempo giudice di Gallura, marciarono nel 1216 fino alla capitale del giudicato e riuscirono ad estorcere alla giudicessa Benedetta il permesso di poter costruire un insediamento autonomo: viene fondato così, nel 1217, il centro di Castro di Callari (o Castel di Castro Callari), odierna Castello. Questo diventerà il centro indiscusso dell’areale cagliaritano una volta conquistata e distrutta nel 1258 Santa Igia, ribellatasi all’autorità pisana sotto il Giudice Giovanni Torchitorio V; con la sua distruzione termina dunque la storia del Giudicato di Cagliari, sotto Guglielmo III Salusio V.

Nascita di “Castro di Callari”, dalla città di Pisa alla corona di Spagna

Il nuovo centro è posto in posizione sopraelevata e viene protetto grazie all’ausilio di mura e torri di difesa di cui le più possenti, poste agli ingressi della città stessa, e tutt’ora rimaste, sono la Torre di San Pancrazio, dell’Elefante e del Leone, costruite da Giovanni Capula rispettivamente nel 1305 e nel 1307 (quest’ultima, di cui non si conosce precisa data di fondazione, verrà incorporata nell’attuale Palazzo Boyl); la colonia pisana è attraversata da strette vie dette rugae che prendono il nome a seconda delle mansioni che vi si svolgevano (ruga mercatorum ad esempio), l’unico spazio aperto ed ampio era la Platea comunis che collegava tutte le vie della cittadella per portarle alla Casa Comunale, sede del governatore che in seguito diverrà Palazzo di Città, alla sede del vicario di Pisa (futuro Palazzo Viceregio) ed a quello che era il più importante edificio ecclesiastico: la Cattedrale di Santa Maria. Di quest’ultima non si conosce con precisione data di fondazione Solmi parla di una fondazione nel 1217 mentre lo Scano parla invece di un primo impianto prima ancora che nascesse la cittadella fortificata. La chiesa doveva essere costruita in stile romanico ed era dotata di un braccio d’ingresso sinistro e di un campanile a sinistra della facciata, al suo interno era custodito un pergamo creato da Mastro Guglielmo di Innsbruck per la città di Pisa nel 1158, donato da quest’ultima a Castrum Callaretani nel 1312, che verrà successivamente diviso e riusato a scopi architettonici; vi è infine una cappella in stile gotico italiano nel transetto sinistro.

Torre di San Pancrazio, la più alta e svettante del sistema di torri pisane in epoca medievale.

I pisani dovranno cedere la città a nuovi conquistatori, gli aragonesi, che aggiungeranno una nuova cappella in gotico aragonese dentro la cattedrale, nel transetto destro, e creeranno nel 1355, sotto Re Pietro IV il Cerimonioso, il primo parlamento sardo che rappresentava tutti i territori sardi sotto il controllo della corona di Aragona, dove risiede l’attuale palazzo di provincia, questo era diviso in quattro “stamenti”: Reale, Feudale, Ecclesiastico e Sardo (dei cittadini liberi della Sardegna aragonese); tale palazzo diverrà nel 1417 sede dei Vicerè, dei quali il primo è Luigi de Pontos. Con l’unione delle corone di Castiglia e di Aragona, la Sardegna passerà in mano agli spagnoli.

Sotto questi ultimi si verificherà un restauro della cattedrale che vedrà una nuova facciata in stile barocco, l’innalzamento della navata centrale, la creazione del mausoleo di Martino il Giovane nel 1676, l’edificazione della cappella della Madonna delle Grazie e di quella di Sant’Isidoro nel 1683, la scomposizione del pulpito di Mastro Guglielmo nel 1669 e la creazione di una cupola nel 1702; l’intervento più importante sarà però la creazione del Martyrium, santuario dedicato ai martiri inaugurato nel 1618, nel periodo in cui vi era un’aspra contesa tra le Cattedrali di Sassari e Cagliari, al suo interno sono contenuti 179 martiri, molti di questi solo presunti. Altre opere molto importanti sono la modifiche nel corso del XVI secolo alle mura di difesa della città, necessarie dopo l’affermazione dei cannoni come arma di assedio, da qui la creazione dei bastioni di Sant Pancrazio, di Santa Croce, del Balice, Di San Remy (nome dell’attuale bastione che guarda verso Via Regina Margherita), di Santa Caterina e della Zecca; qusti ultimi tre verranno poi riuniti nel 1902 sotto un unico bastione. Nasce inoltre la prima Università di Cagliari nel 1607, il cui edificio originario era l’attuale palazzo Sanjust. Particolare degno di nota è la visita dell’Imperatore Carlo V alla città, testimoniata da un’epigrafe sopra l’entrata di Palazzo di città.

Cattedrale di Santa Maria.

Dall’epoca Sabauda fino all’unità d’Italia

Con il passaggio della Sardegna in mano ai Savoia, a Castello si vedranno tutta una serie di ristrutturazioni e rinnovamenti che riguarderanno molti edifici importanti, tra essi il nuovo edificio dell’Università di Cagliari con annesso Seminario nel 1769, il palazzo Viceregio dal 1729 fino al 1767 (quest’ultimo divenne sede della famiglia reale 1799 al 1815, dopo l’esilio di questa con la conquista da parte di Napoleone dei loro territori), il Palazzo di Città nel 1787, la creazione di altre cappelle in stile barocco piemontese (ad eccezione di una, quella del Battistero, in stile neoclassico, 1824) lungo le navate destra e sinistra; verranno poi costruiti il Teatro Civico nel 1836 da Gaetano Cima, il Regio Arsenale, Porta Santa Cristina e La Polveriera da Carlo Pino Boyl rispettivamente nel 1825 (i primi due) e 1828; quest’ultimo costruirà il palazzo che porta il suo nome nel 1850, integrando la Torre del Leone, ormai in pessime condizioni; nel 1848, con la “fusione perfetta” con il Piemonte, vi sarà l’ultimo Vicerè di Sardegna, Claudio Gabriele de Launay.

Durante il periodo nel Regno d’Italia, Castello perderà la propria centralità politica all’interno della città di Cagliari in quanto la sede del Comune verrà trasferita dal Palazzo di Città all’attuale Palazzo Civico di Via Roma; la simbiosi definitiva ed organica tra la città ed il suo quartiere storico avverrà nel 1902 grazie all’unione dei suoi tre bastioni: Bastione della Zecca, Bastione di Santa Caterina e Bastione di San Remy (da cui prende il nome attuale).

Bastione di S.Remy, facciata dell’ingresso.

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Facile
3 ore
Anfiteatro Romano

L'Autore

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Martino Manconi
Sono Martino Manconi, laureato in Archeologia all'Università degli Studi di Sassari con 110/110, guida turistica n°1977 nell'albo regionale delle guide.

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