Nuraghe s’Urachi: storia e scoperte archeologiche dello scavo di San Vero Milis
Area D del nuraghe S'Urachi

Il nuraghe s’Urachi di San Vero Milis, è probabilmente uno dei più grandi complessi archeologici non solo della Provincia di Oristano, ma di tutta la Sardegna. Si estende maestoso su un dosso, nella piana alluvionale in località Su Padru, dove sono ben visibili 7 delle 10 torri che un tempo dovevano costituire le mura perimetrali. Le sue dimensioni e la sua posizione, in un territorio densamente popolato fin dall’età nuragica, permettono di considerarlo un punto di riferimento per le popolazioni stanziate tra il Sinis settentrionale e il Campidano Maggiore. Durante la nostra visita guidata esploreremo il sito e conosceremo l’area, osservando al lavoro gli archeologi attualmente impegnati nello scavo. Un lavoro instancabile che lentamente e con perizia, sta portando alla luce millenni di storia.


Vista dal drone dello scavo di s’Urachi a San Vero Milis (credits: Pietrino Mele, YouTube)

S’Urachi: breve storia degli scavi

Le prime attività di sterro nel territorio di San Vero Milis, ad opera di studiosi e appassionati, risalgono almeno all’Ottocento. Durante questi scavi solo pochi materiali entrarono a far parte di collezioni museali pubbliche. Tra questi si ricorda il “torciere” bronzeo esposto attualmente al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e proveniente presumibilmente da s’Urachi.

Torciere bronzeo da s'Urachi
Torciere bronzeo probabilmente da s’Urachi (Stiglitz et al. 2012: pag. 923, fig. 1 G).

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Si tratta di un esemplare di tipo cipriota, documentato in Sardegna in poche altre località:  dal ripostiglio di Tadasuni (OR) al santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri (CA), da Santa Giusta (OR) al centro fenicio-punico di Bitia (Pula, Cagliari). In base ai confronti si data tra VIII e VII sec. a.C.

Bisognerà attendere il 1948 per l’avvio della prima campagna di scavo al nuraghe s’Urachi. Dal 16 marzo al 10 aprile, la Soprintendenza Archeologica e il Prof. Giovanni Lilliu, misero in luce parte delle mura e delle torri che racchiudono il nuraghe vero e proprio (l’antemurale) e un villaggio punico-romano. Oltre all’uso prevalente del basalto nella costruzione, furono ritrovati dei blocchi di calcare sagomati a cuneo utilizzati nella parte alta dell’antemurale, con chiaro effetto bicromo. Tra i materiali rinvenuti si segnala uno spillone di bronzo di tipo nuragico.

È interessante sottolineare come il basalto si trovi in abbondanza nelle colline intorno a Narbolia, distanti circa 2 km in linea d’aria. Riprendendo l’ipotesi di A. Stiglitz e altri, questo dato indicherebbe non solo un imponente progetto costruttivo, ma anche di riorganizzazione territoriale.

Gli scavi successivi ripresero nel 1979 e proseguono, seppure in modo discontinuo, fino all’attualità. Al momento i direttori degli scavi sono il Prof. Alfonso Stiglitz e il Prof. Peter Van Dommelen. Ma diversi sono gli archeologi che si sono succeduti nella direzione nel corso degli anni: Antonio Zara (1979); Anna Maria Cossu e Teresa Olmetto  (1980); dal 1982 e dal 1995 Giovanni Tore dell’Università di Cagliari; ancora, dal 2005 Alfonso Stiglitz e Alessandro Usai della Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano. Infine dal 2012, è iniziato il “Progetto S’Urachi” di cui parleremo nello specifico più avanti.

Le indagini hanno permesso di individuare ben 7 torri unite da cortine murarie che formano le mura perimetrali del nuraghe. A queste si aggiungono altre 2 al disotto della strada provinciale e una decima torre, possibile, interrata dai sedimenti.

Planimetria S'Urachi
Planimetria di s’Urachi (Stiglitz et al. 2015: pag. 213, fig. 4).

All’interno dell’antemurale si colloca il corpo del nuraghe di cui non si conosce l’esatta planimetria. Si tratta di un polilobato, forse formato da 5 torri oltre a quella centrale (il mastio), ma di cui sono visibili 2. Tutte le torri messe in luce e le relative cortine murarie sono realizzate in blocchi di basalto parzialmente sbozzati. Non mancano ritrovamenti di blocchi di calcare, in linea con quanto indicato già da Giovanni Lilliu. Sembra intuirsi la presenza di un cortile interno, in cui in epoca moderna è stata impiantata una cava. Da qui si estraeva la terra per la costruzione dei mattoni crudi usati per il vicino centro di San Vero Milis.

Tra il materiale ceramico prevale quello di epoca punica e romano-repubblicana, confermando da una parte quanto evidenziato da Giovanni Lilliu e dall’altra la lunga frequentazione del nuraghe. Infatti, la sua costruzione può risalire al Bronzo Medio (II millennio a.C.), mentre l’occupazione dell’area si protrae fino all’inizio dell’età romano-imperiale.

Dati interessati provengono dallo scavo del 2005 che ha riguardato, tra l’altro, la sommità del nuraghe. Qui è stato rinvenuto un probabile deposito votivo con resti di pasto e materiale punico. Si tratterebbe, pertanto, di un riutilizzo con fini cultuali di questa zona del nuraghe, in parte già ipotizzata in scavi precedenti.

Villaggio di Su Padrigheddu
Villaggio di Su Padrigheddu (Andrea Roppa 2015: 131).

Infine, le tracce di un villaggio precedente a quello punico-romano le ritroviamo per ora a circa 2 km dal nuraghe. La località nota come Su Padrigheddu è conosciuta fin dagli anni ’80. Solo recentemente però, lo studio dei materiali ha permesso di identificare un abitato nuragico dell’Età del Ferro, in contatto con le popolazioni fenicie e puniche dal IX al V a.C. (Andrea Roppa 2012 e 2015).

Il “Progetto s’Urachi”

Il “Progetto s’Urachi” nasce nel 2012, su iniziativa di Alfonso Stiglitz e Peter van Dommelen, rispettivamente rappresentanti del Museo Civico di San Vero Milis e di Joukowsky Institute for Archaeology and the Ancient World della Brown University (USA). L’obiettivo principale è lo studio del complesso nuragico e della zona circostante durante l’Età del Ferro. Infatti, nel I millennio a.C. l’isola e la zona del Golfo di Oristano in particolare è stata caratterizzata da intensi rapporti commerciali e culturali tra le diverse popolazioni che solcavano il Mediterraneo. L’équipe internazionale si sta concentrando su alcuni obiettivi più specifici:

  1. le relazioni culturali tra la popolazione nuragica e i popoli extra-insulari, soprattutto nella quotidianità della vita domestica e delle attività produttive;
  2. analisi paleo-ambientali e geostratigrafiche per ottenere datazioni assolute e informazioni sul regime alimentario e le attività svolte;
  3. inquadramento di s’Urachi nel contesto territoriale in cui si trova, con particolare riferimento al Sinis e al Campidano di Milis.

L’area indagata al momento è quella esterna all’antemurale del nuraghe, in quanto è consuetudine ritenere che nel I millennio a.C. la maggior parte delle persone vivesse intorno al monumento.
Nonostante lo stato ancora parziale degli studi, possiamo segnalare l’importante ritrovamento nel 2014 di una porta d’ingresso all’antemurale.

Postierla dell'antemurale
Ingresso all’antemurale realizzato con blocchi di basalto (Fonte: Stiglitz et al. 2015: pag., fig. 5).

La tecnica di realizzazione è sopraffina, essendo costituita in blocchi di basalto ben squadrati. Se confermata la contemporaneità tra la porta e la costruzione delle mura esterne, ci troviamo davanti a uno degli ingressi più curati noti finora in Sardegna.

Sono state condotte anche indagini geofisiche con un magnetometro e un georadar. Vista la natura accidentata del terreno è stato possibile sondare un’estensione di 1.3 ettari, prevalentemente con il primo strumento. È interessante notare che le anomalie (ossia le variazioni magnetiche) registrate si estendono per circa 150 metri dal nuraghe. Solo la realizzazione di successivi scavi potrà determinare se si tratti o no di elementi archeologici e di quale natura.

Ogni anno gli archeologi che lavorano allo scavo, presentano i loro lavori al pubblico. Qui vi proponiamo il video dell’evento “s’Urachi raccontato” organizzato nel luglio del 2017 a Mandriola (San Vero Milis).

Per i report di scavo e una bibliografia più dettagliata vi rimandiamo al sito ufficiale del Progetto S’Urachi (http://blogs.brown.edu/surachi/reports/) e alla pagina dedicata sul sito del Comune di San Vero Milis (http://www.comune.sanveromilis.or.it/Comune/Cultura/SistemaCultura/Surachi/).


Per conoscere maggiori dettagli sul “Progetto s’Urachi” vi aspettiamo alla nostra prossima visita guidata!

Archeo

Visitare gli scavi del nuraghe s'Urachi e il Museo Civico di San Vero Milis

Visitare gli scavi del nuraghe S'Urachi a San Vero Milis, ci permetterà di osservare il lavoro degli archeologi e conoscere
Facile
2 ore
Sito di s’Urachi

L'Autore

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Claudia Sanna
Archeologa e guida turistica, appassionata del mio lavoro, attiva nella comunicazione e promozione del patrimonio culturale.

Commenti

Marco Serra
13 agosto 2019
Ben scritto, sufficientemente esaustivo, settembre mi concederà una visita al nuraghe che, colpa mia, non ho mai visitato.
21 agosto 2019
Grazie Marco, buona visita ma tieni presente che l'area di S'Urachi è recintata a fini di tutela. Sono infatti in corso delle campagne di scavo periodiche. Un cordiale saluto!

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