“Su Nuraxi” di Barumini è stato il primo sito nuragico a essere studiato in maniera sistematica, grazie al lavoro del Prof. Giovanni Lilliu che lo portò alla luce negli anni ‘50. Quasi 70 anni dopo, l’Università degli Studi di Cagliari continua le indagini archeologiche ed emergono interessanti dati, anche se ancora in fase di verifica e studio. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie I risultati preliminari sono stati presentati lunedì 13 marzo presso la Casa Zapata, in occasione dei 103 anni dalla nascita del Prof. Lilliu. Il lavoro del gruppo, diretto dal Prof. Riccardo Cicilloni insieme al Dott. Giacomo Paglietti, si è concentrato su tre aree: 1. l’area di Nord-Est; 2. la capanna 197; 3. la cosiddetta “torre-capanna”. È interessante soffermarsi sul metodo di lavoro applicato dagli archeologi. Ricostruiamolo area per area. Area di Nord-Est Premessa: erano visibili delle pietre disposte in fila. Ipotesi: le pietre avrebbero potuto indicare la presenza di altre strutture del villaggio, oppure essere dei semplici cumuli di pietre. Obiettivo dell’indagine: stabilire l’estensione del villaggio e quindi la presenza di nuove capanne. Risultato: non è stata trovata traccia di nessun’altra struttura, pertanto i limiti del villaggio indicati da Prof. Lilliu, almeno in questa parte della collina, sono stati confermati. Capanna 197 Premessa: Il Dott. Paglietti nella sua Tesi di Dottorato del 2011 ha identificato 3 capanne circolari diverse dalle altre per diametro (inferiore rispetto alle altre) e per spessore dei muri (il doppio delle altre). Si tratta delle strutture n. 116, 203 e la cosiddetta “torre-capanna”. Ipotesi: si sarebbe potuto trattare dei resti di mura, più antiche di quelle tuttora visibili. Obiettivo dell’indagine: verificare se al di sotto della capanna 197 vi sono i resti delle mura. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi
“Su Nuraxi” di Barumini è stato il primo sito nuragico a essere studiato in maniera sistematica, grazie al lavoro del Prof. Giovanni Lilliu che lo portò alla luce negli anni ‘50. Quasi 70 anni dopo, l’Università degli Studi di Cagliari continua le indagini archeologiche ed emergono interessanti dati, anche se