I figoli di Oristano, termine con cui si intendono i così detti "figuli" o vasai, ma anche più in generale gli artigiani della ceramica, si ritrovano attestati per la prima volta in città all'interno del Condaghe delle monache clarisse, documento risalente alla fine del XV secolo. In due carte del libro dei conti delle monache si menziona "su burgu de is congiolargios", ossia il sobborgo dei figoli, localizzato a nord-est rispetto alla cinta muraria, dietro l'attuale chiesa di San Sebastiano e corrispondente all'odierna via Figoli. Si tratta dell'unico "sobborgo produttivo" in Sardegna che prende il nome dai ceramisti, a testimonianza dell'importanza a Oristano della lavorazione della ceramica. Questi documenti, inoltre, menzionano anche il primo figolo storicamente noto, tale Antiogo Siddi. Il monastero e la chiesa intitolati a Santa Chiara sono dei monumenti simbolo della storia di Oristano. Infatti, le clarisse erano politicamente legate alla famiglia giudicale dei Bas Serra, tanto che il giudice di Arborea Pietro III rifondò il monastero nel 1343. La moglie Costanza di Saluzzo, divenuta vedova, decise di trascorrere gli ultimi giorni della sua vita nel monastero. Qui morì nel 1348, come ricorda la sua epigrafe funeraria oggi conservata dentro la chiesa di Santa Chiara. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie È probabile che questa attività fosse diffusa anche nei secoli precedenti. Anche se la Carta de Logu non sembra farne menzione, il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado (XII-XIII secolo) allude a "su stregiu", termine che indica le stoviglie, e a "terrale de fictu", ossia il mattonaio-vasaio di età medievale. In una descrizione della città risalente al 1580, Giovanni Francesco Fara nomina il "suburbiulum figulorum" collocato sempre nella zona dell'attuale via Figoli, nota anche come "s'arruga 'e is congiolargios" ovvero la via dei ceramisti. Alla fine del XVII secolo,
I figoli di Oristano, termine con cui si intendono i così detti “figuli” o vasai, ma anche più in generale gli artigiani della ceramica, si ritrovano attestati per la prima volta in città all’interno del Condaghe delle monache clarisse, documento risalente alla fine del XV secolo. In due carte del libro