Sa Osa: gli antichi depositi di cibo di età nuragica alle porte del Sinis
Semi di vite provenienti dal pozzo N di Sa Osa (fonte: Museo di Cabras)

Vi siete mai domandati quali cibi mangiassero i nuragici in Sardegna? Con questo secondo articolo alla scoperta della storia millenaria del Sinis conosceremo il sito archeologico di Sa Osa, nel Comune di Cabras. In particolare approfondiremo in che modo i nuragici sfruttavano il territorio di questa regione geografica per trarre le risorse alimentari.

Cenni e peculiarità del periodo nuragico nel Sinis

Come abbiamo visto nel precedente articolo dedicato al sito di Cuccuru is Arrius, la storia degli insediamenti umani nel Sinis ha inizio nel Neolitico Medio (V millennio a.C.). Tuttavia, è durante l’età nuragica che i villaggi si diffusero in maniera capillare in tutto il territorio. Questi andarono ad occupare non solo le aree lagunari come nel periodo precedente, ma tutti gli ambienti. Per questo motivo, la regione geografica è considerata dagli studiosi come una delle aree più densamente popolate della Sardegna in questa epoca.

Distribuzione dei siti nuragici nel Sinis (fonte: Usai 2014, Tav. I, p. 33)
Distribuzione dei siti nuragici nel Sinis (fonte: Usai 2014, Tav. I, p. 33)

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Oggi nel Sinis si conservano i resti di 93 nuraghi e centinaia di siti nuragici, circa 1 ogni kmq. La maggior parte sono del tipo a monotorre, ma si conta un gran numero di nuraghi complessi, soprattutto quadrilobati, cioè caratterizzati da una torre principale detta mastio e da altre quattro laterali, unite da un muro di cinta. Gli edifici erano stati costruiti sfruttando i basalti e le arenarie locali, tra la fine del Bronzo Medio e il Bronzo Recente (quindi tra il 1500 e il 1200 a.C.). L’unico scavato ed indagato con la tecnica della stratigrafia è il sito di Murru Mannu, frequentato anche in età fenicia e punica con il tofet di Tharros. 

Visuale del sito nuragico di Murru Mannu, all'interno dell'area archeologica di Tharros (fonte: Mare Calmo)
Visuale del sito nuragico di Murru Mannu, all’interno dell’area archeologica di Tharros (fonte: Mare Calmo)

L’intensiva e capillare occupazione di questa regione testimonia un’economia volta allo sfruttamento di tutte le potenzialità che il Sinis poteva offrire:  marine, lagunari, agricole e legate all’allevamento. Questo determinò anche un repentino cambiamento del paesaggio, in quanto i nuragici si impegnarono in attività di deforestazioni sistematiche per creare ampie porzioni di territorio adatte all’agricoltura ed all’allevamento. Inoltre, l’economia nuragica era caratterizzata anche dalla caccia, dalla pesca, dalla raccolta di molluschi marini e terrestri e di quella di vegetali spontanei. L’obiettivo era creare degli insediamenti che controllassero le risorse del territorio in maniera capillare, in cui i nuraghi costituivano sicuramente il fulcro.

Localizzazione e scavi del sito di Sa Osa

Il sito di Sa Osa rappresenta una pietra miliare per la comprensione e lo studio dell’economia nuragica nel Sinis. L’insediamento si localizza al di qua dello stagno di Cabras nel settore settentrionale del Golfo di Oristano, a circa 2km dall’odierna linea di costa e 500m dall’attuale corso del Tirso. È stato scoperto nel 2008 in occasione dei lavori di costruzione della nuova strada provinciale tra Oristano e Cabras. Gli scavi si sono susseguiti per circa otto mesi, tra il 2008 e il 2009, sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica di Cagliari e di Oristano e con la partecipazione delle Università di Cagliari e Sassari.

Localizzazione del sito di Sa Osa (fonte: Università di Cagliari)
Localizzazione del sito di Sa Osa (fonte: Università di Cagliari)

Gli archeologici hanno riportato alla luce un sito nuragico senza nuraghe e quasi senza strutture murarie, perfettamente adattato alle condizioni instabili dell’ambiente fluviale. Questo fu abitato ininterrottamente dal Bronzo Medio al Primo Ferro (1500-700 a.C.), con testimonianze di una frequentazione precedente durante l’epoca prenuragica (III millennio a.C.).

Area di scavo di Sa Osa (fonte: Università di Cagliari)
Area di scavo di Sa Osa (fonte: Università di Cagliari)

Gli scavi si sono focalizzati su due aree precise: il settore a nord della strada Rimedio-Torregrande dominato dalla collinetta alluvionale di Serra Siddu e il settore a sud propriamente chiamato Sa Osa. Nell’area di Serra Siddu sono state documentate numerose fosse ellittiche e le più grandi sono state interpretate come fondi di capanne. Al loro interno queste contenevano materiali ceramici e frammenti di argilla cotta con impronte di rami e canne, appartenuti ai rivestimenti e alle coperture degli edifici.

Il settore Sa Osa ha invece restituito molteplici pozzi, pozzetti e fosse, utilizzate non solo per l’approvvigionamento idrico o di argilla, ma anche per la conservazione delle derrate alimentari. È stato inoltre rinvenuto un edificio rettangolare munito di zoccolo murario e ricostruito più volte durante il Bronzo Recente (1350-1200 a.C.). Nel resto della zona sono emersi altri spazi abitativi o comunque di frequentazione con focolari e numerosi materiali archeologici. Non è da escludere che questi spazi venissero separati tra di loro mediante l’uso di palizzate o altri elementi vegetali, vista la presenza in loco di alcune buche per palo.

Il contenuto dei depositi di Sa Osa

La falda acquifera superficiale ha determinato una costante umidità all’interno dei pozzi e delle fosse di Sa Osa. Di conseguenza, si è creato l’ambiente favorevole per la conservazione di materiali organici sia di origine vegetale che animale.

In particolare dai pozzi U e V, contenenti tra l’altro ceramiche del Bronzo Medio, provenivano numerosi resti vegetali: orzo, lenticchie, grano duro, fave, piselli e semi di frutto come mora, sambuco, fico e uva. Sui semi d’uva sono state effettuate delle analisi al carbonio-14, che hanno permesso di datarli tra il 1303-1126 a.C. (pozzo U) e 1322-1191 a.C. (pozzo V). Inoltre, dal  pozzo V sono stati recuperati frammenti lignei di fico grezzo e lavorato risalenti, grazie alla datazione al carbonio-14, al Bronzo Medio (1548-1427 a.C.) e alla Prima Età del Ferro (931-803 e 824-732 a.C.).

Semi di uva provenienti dal pozzo N di Sa Osa (fonte: Museo di Cabras)
Semi di uva provenienti dal pozzo N di Sa Osa (fonte: Museo di Cabras)

Il pozzo N, invece, custodiva materiali del Bronzo Recente e numerosissimi resti organici perfettamente conservati appartenuti a pesci e animali terrestri, frammenti di legno e sughero, semi di uva, fico, melone e prugne selvatiche. In maniera specifica, un campione di semi di melone è stato datato con il carbonio-14 al 1297-1111 a.C., attestando una sua precoce introduzione in Sardegna dalle regioni del Mediterraneo orientale.

Semi di melone dal pozzo N di Sa Osa (fonte: Usai 2018, fig. 90 p. 113)
Semi di melone dal pozzo N di Sa Osa (fonte: Usai 2018, fig. 90 p. 113)

Il vasellame ceramico, in parte restaurato, non sembrava essere adatto alla raccolta dell’acqua, ma più probabilmente era utilizzato per contenere i viveri conservati all’interno delle cavità.

Per quanto riguarda i resti animali, rappresentati da elementi scheletrici e dentari di mammiferi terrestri e resti di pesce, le analisi archeozoologiche hanno riconosciuto mammiferi allevati come suini, bovini e ovicaprini, ma anche cacciati come cinghiali, Prolagus Sardus e il cervo. Quest’ultimo esemplare faunistico, è stato rinvenuto all’interno del pozzetto K, risalente al Bronzo Finale-Primo Ferro (1000-700 a.C.) e chiuso da una lastra di arenaria con foro centrale. I resti scheletrici indicano che l’animale fu scuoiato, ma non macellato e che rimase protetto dalla sabbia fluviale a seguito di un’inondazione. Le corna spugnose permettono di capire che ciò avvenne durante la primavera.

Frammenti ossei di mammiferi: 1-2 ossa di pecore; 3 femore di Prolagus Sardus; 4 frammento di palco di cervo (fonte: Soro, Carenti 2012, fig. 4, p. 1427)
Frammenti ossei di mammiferi: 1-2 ossa di pecore; 3 femore di Prolagus Sardus; 4 frammento di palco di cervo (fonte: Soro, Carenti 2012, fig. 4, p. 1427)

Tra la fauna ittica è stato possibile documentare la presenza di specie marine e di specie lacustri, tra cui orate, muggini e spigole. L’attività della pesca è stata documentata anche grazie alla presenza di pesi da rete, un amo di bronzo e un arpione in osso, per lo più riferiti al Bronzo Recente e Bronzo Finale. Secondo l’analisi di questi materiali, gli archeologi hanno ipotizzato che i nuragici del Sinis pescassero sia in acque basse, soprattutto nei bacini salmastri e fluviali, ma anche nel mare.

Frammenti di pesci: 1,4,5 orata; 2 spigola; 3 muggine (fonte: Soro, Carenti 2012, fig. 5, p. 1428)
Frammenti di pesci: 1,4,5 orata; 2 spigola; 3 muggine (fonte: Soro, Carenti 2012, fig. 5, p. 1428)

 

Per approfondire:

SORO LAURA E CARENTI GABRIELE 2012, La fossa C dello scavo archeologico di Sa Osa (Cabras-OR), in Atti della XLIV riunione scientifica, La preistoria e la protostoria della Sardegna, (Cagliari-Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009), Firenze 2012, pp. 1421-1428.

USAI ALESSANDRO 2014, Alle origini del fenomeno di Mont’e Prama. La civiltà nuragica nel Sinis, in Le sculture di Mont’e Prama: contesto, scavi e materiali, Roma 2014, pp. 29-72.

USAI ALESSANDRO 2018, L’insediamento nuragico di Sa Osa di Cabras, in Il tempo dei nuraghi: la Sardegna dal XVIII all’VIII secolo a.C., Nuoro 2018, pp. 112-113.

USAI ALESSANDRO E ALTRI 2012, L’insediamento nuragico di Sa Osa (Cabras-OR), in Atti della XLIV riunione scientifica, La preistoria e la protostoria della Sardegna, (Cagliari-Barumini, Sassari 23-28 novembre 2009), Firenze 2012, pp. 771-782).

USAI ALESSANDRO E ALTRI 2016, L’insediamento nuragico di Sa Osa (Cabras, OR). Il sito e i materiali archeobotanici, in Rivista di storia dell’agricoltura, Atti del Convegno ArcheoTipico: l’archeologia come strumento per la ricostruzione del paesaggio e dell’alimentazione antica (Viterbo, 16 ottobre 2015), Viterbo 2016, pp. 109-121.

Sito del Museo di Cabras: Sa Osa 

L'Autore

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Federica Flore
Archeologa e guida turistica. Lavoro con passione per comunicare lo straordinario patrimonio archeologico della Sardegna e del Mediterraneo.

Commenti

Sabrina
2 maggio 2021
Veramente molto interessante. Complimenti Marco e Federica. Grazie per queste preziose informazioni sulle origini dei nostri antenati. Grazie e continuate così il vostro lavoro è prezioso per far conoscere il popolo Nuragico a più persone ???
Federica Flore
22 maggio 2021
Grazie mille a te Sabrina per il tuo interesse. Ti invitiamo a continuare a seguirci sia qui sul blog, che sui canali Social. A presto

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