“Sa Battalla” di Sanluri è uno di quegli episodi simbolici della storia sarda, che a distanza di secoli ha trovato una dimensione rievocativa molto interessante, che ci permette di riflettere sul modo di raccontare il medioevo in maniera coinvolgente e diretta. Come abbiamo già avuto modo di scrivere ampiamente su questo blog, il medioevo in Sardegna fu un periodo caratterizzato da eventi e dinamiche particolari riconducibili alla così detta “età giudicale”. Un’epoca segnata da un susseguirsi di conflitti, periodi di pace, alleanze e battaglie per la conquista e la spartizione di territori strategici, i giudicati appunto. Fra le più simboliche e importanti, troviamo dunque la battaglia di Sanluri.
Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie
“Sa Battalla” di Sanluri come episodio storico
Il 30 giugno del 1409, le fertili campagne di Sanluri furono il teatro di un importante battaglia campale. Da una parte le truppe del Regno di Arborea e dall’altra quelle catalano-aragonesi, si contrapposero per il controllo dell’intera isola di Sardegna. Lo stesso borgo e il castello di Sanluri furono messi a ferro e fuoco dai soldati del principe Martino il Giovane. Ma l’esito de “Sa Battalla” avrebbe avuto ripercussioni pesanti e definitive su tutto il Regno d’Arborea compreso il vicino maniero e villaggio di Las Plassas, nella sub-regione della Marmilla. Potremo esplorare e approfondire questa parte della storia giudicale della Sardegna durante la nostra prossima visita “Da Sanluri a Las Plassas: i castelli di Sardegna tra storia giudicale e innovazione”.
L’inizio della guerra
Il conflitto tra il Regno d’Arborea e quello catalano-aragonese affonda le sue radici alla fine del 1200. Esattamente nel 1297, quando papa Benedetto VIII, affidò il Regno di Sardegna e Corsica, da lui appena creato, al re d’Aragona Giacomo II. In cambio del feudo, il sovrano catalano-aragonese avrebbe versato un’annuale somma di denaro nelle casse papali. La spedizione catalano-aragonese volta a prendere possesso dell’isola sbarcò solo nel 1323 e dall’anno seguente una parte consistente passò sotto il controllo della Corona d’Aragona.
Sbaragliata la città di Pisa, che controllava i territori rimanenti del Giudicato di Cagliari (caduto nel 1258), furono stretti degli accordi di vassallaggio con la casata dei Bas-Serra, famiglia regnante del Giudicato d’Arborea. Questa situazione di calma apparente però, non poteva durare a lungo. Una parte dell’isola, infatti, era in mano alla Corona d’Aragona e l’altra al Regno d’Arborea. La ripresa del conflitto era solo questione di tempo.
I protagonisti
La guerra che vedrà contrapposti i due Regni scoppierà nel 1353. Il giudice arborense in questo periodo è Mariano IV, sposato con la catalana Timbora de Rocabertì, e cresciuto alla corte di Barcellona. Nonostante ciò, il re dimostra fin dai primi anni del suo ritorno sull’isola una certa insofferenza nei confronti della presenza catalano-aragonese. Lo scontro con il suo avversario, re Pietro IV d’Aragona, diverrà a un certo punto inevitabile. Il conflitto si protrarrà per circa 60 anni, coinvolgendo i rispettivi successori dei due sovrani e l’intera isola di Sardegna.
Dalla parte arborense, vedremo impegnati in prima linea due figli di Mariano IV, Ugone III e Eleonora d’Arborea, oltre che Mariano V, Brancaleone Doria, e Guglielmo I (III di Narbona-Bas). Dalla parte catalano-aragonese dopo Pietro IV salirà al trono Giovanni I e a seguire Martino I il Vecchio.
I castelli del confine meridionale e il loro ruolo
In questo lungo arco di tempo, vi saranno continui saccheggi e incursioni nei territori occupati dal nemico, trattati di pace, ma dai documenti risultano poche battaglie in campo aperto. Fondamentale sarà il possesso di alcuni castelli posti in punti strategici sia per il controllo del territorio che per l’approvvigionamento dei soldati e della popolazione. È in quest’ottica che vanno analizzati i castelli posti lungo il lato meridionale del Regno d’Arborea, al confine con il Regno di Cagliari prima e il Regno di Sardegna poi. Ci riferiamo principalmente ai manieri di Arcuentu (Arbus), Monreale (Sardara) e Marmilla (Las Plassas). Quest’ultimo in particolare, documentato già tra il 1168 e il 1172, dopo essere stato per breve tempo in mani genovesi, tornerà proprietà degli arborensi e sotto il loro controllo resterà fino alla sconfitta del Regno di Arborea a Sanluri. La ben nota ricchezza agricola del suo territorio, incastonato tra le dolci colline della Marmilla, ne garantirà la sussistenza anche nei periodi più intensi del conflitto e durante i focolari di peste.
Un altro castello che rivestirà un ruolo di primo piano in questa guerra, è ovviamente quello di Sanluri insieme al suo borgo. Le attuali fonti documentarie non ci permettono di datarlo prima del 1355, quando Pietro IV d’Aragona affida i lavori di costruzione del maniero a Berengario Roich. Ma il breve tempo necessario per la sua fabbricazione, 27 giorni, insieme alla sua imponenza e alla presenza di altre fonti fanno ipotizzare che venga costruito su una struttura precedente.
La vicinanza con l’antica via romana Turre-Karales, conosciuta anche come “strada del grano“, e costellata da una serie di “case del grano” potrebbe indicarci la presenza di un fabbricato di questo tipo anteriore al castello. Durante il conflitto tra gli arborensi e i catalano-aragonesi, il maniero e il borgo furono proprietà alternativamente degli Arborensi e della Corona d’Aragona. Al momento de Sa Battalla erano i giudici d’Arborea a detenerne il controllo.
Sa Battalla
La battaglia che porterà alla fine del lungo conflitto sarà combattuta il 30 giugno del 1409. Il terreno di scontro è noto come “Su bruncu de sa battalla” (“il poggio della battaglia“), all’esterno del centro abitato. Qui, una domenica mattina, si affrontarono le truppe del Regno d’Arborea, all’epoca guidato dal giudice Guglielmo I (III di Narbona-Bas) e quelle della Corona d’Aragona, affidate a Martino il Giovane, re di Sicilia e infante di Aragona. Gli arborensi potevano contare su un esercito più numeroso del loro avversario: 17000 fanti sardi, 2000 cavalieri francesi e 1000 balestrieri genovesi. Ma i catalano-aragonesi erano meglio addestrati ed equipaggiati. Il gruppo di 8000 fanti e 3000 cavalieri siciliani, aragonesi, valenzani e balearini con una manovra a cuneo riuscì a dividere in 2 tronconi le truppe arborensi che ripiegarono in direzioni diverse.
Una parte si rifugiò nel castello di Sanluri e in quello di Monreale, l’altro fu bloccato nei pressi del fiume Mannu dove fu massacrato. La zona oggi è nota come “Su occidroxiu” (il macello). Nemmeno il maniero e il borgo di Sanluri furono risparmiati. I catalano-aragonesi passarono a ferro e fuoco i pochi soldati rimasti e la popolazione, secondo le fonti anche in maniera piuttosto cruenta, senza fare distinzione di sesso e di età.
La fine del Regno d’Arborea
Sappiamo che il sovrano Guglielmo I (III di Narbona-Bas) riuscì a sopravvivere alla grande battaglia. Lasciò l’isola per richiedere aiuto in Francia, ma durante la sua assenza il suo luogotenente, Leonardo Cubello, firmò la capitolazione della città di Oristano e di quasi tutto il Regno d’Arborea. Era il 10 marzo del 1410 e il trattato venne siglato nella chiesa di San Martino, sempre a Oristano. L’accordo definitivo che siglò la fine del Regno d’Arborea però sarà firmato solo il 17 agosto 1420, ad Alghero e da allora l’isola sarà sotto il dominio della Corona d’Aragona prima e del Regno di Spagna poi.
Abbiamo pensato di chiudere questo breve racconto storico, proprio con le immagini della rievocazione storica de “Sa Battalla”, svoltasi nel 2017 a Sanluri. Buona visione!
Se volete conoscere da vicino i luoghi storici de “Sa Battalla” e visitare con noi i territori di Sanluri e Las Plassas, vi aspettiamo lunedì 2 Aprile!
Commenti