Il Museo della Tecnologia Contadina di Santu Lussurgiu è un tesoro di cultura e tradizioni che raccontano una Sardegna fatta di sapienza, ingegno e duro lavoro. Durante la nostra visita guidata potremo ripercorrere la memoria storica e culturale del territorio, dalla sua vita quotidiana alle diverse attività produttive.
La storia del Museo
Si trova al centro del paese, ospitato in un’antica casa padronale del XVIII secolo, appartenuta alla nobildonna Roffella Massidda. Fin dal 1959, anno in cui la casa fu venduta all’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo (U.N.L.A.), la struttura è il centro culturale della comunità lussurgese. Infatti, grazie alla figura illuminata di Francesco Antonio Salis, le sue numerose sale furono adibite ad aule per l’organizzazione di corsi di alfabetizzazione e di educazione rivolti agli adulti.
Dal 1976, parte di questi ambienti furono destinati al Museo. Attualmente 11 stanze delle 23 in totale, accolgono oltre 2000 oggetti, interamente donati da famiglie del paese.
Le sale espositive
Il Museo si compone di diverse sale tematiche, visitandole è possibile immergersi nelle peculiarità della vita agropastorale di Santu Lussurgiu. Attraverso un’esposizione didattica e coinvolgente, il visitatore ripercorre le diverse attività che si svolgevano nel territorio e tocca con mano le testimonianze del passato. L’obiettivo è quello di trasmettere la memoria storica e culturale degli abitanti di Santu Lussurgiu, preservandone l’identità e facendola conoscere alla stessa comunità e al pubblico esterno.
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L’esposizione si articola su due piani. La visita inizia dal piano terra in cui si possono ammirare le grandi macchine agricole e i grandi mezzi di trasporto (Sala G); le imponenti macchine idrauliche (gualchiera e mulino) e gli alambicchi (Sala H); gli arnesi, i recipienti e le macchine per la vinificazione (Sala I).
I macchinari idraulici mettono in luce l’importante presenza dei corsi d’acqua nel territorio e il loro sfruttamento per le diverse attività produttive. In particolare, si segnala l’alta concentrazione di mulini ad acqua e la presenza di gualchiere per la lavorazione dell’orbace, attiva fino alla metà del 1900.
Una parte significativa è dedicata alla produzione casearia (Sala L, “macchine, attrezzi e recipienti da caseificio e da frantoio”) e all’importanza del cavallo (Sala M, “Reperti archeologici e sala del cavallo”). Santu Lussurgiu infatti è noto ancora oggi per le importanti manifestazioni equestri. Sa Carrela ‘e nanti si svolge nel mese di febbrario. Mentre S’Ardia di San Lussorio si svolge nel mese di agosto.
Proseguendo al primo piano, ci si sofferma sulla parte relativa alle “locandine informative e misurazione del tempo” (Sala A), in cui si ripercorre la storia dell’U.N.L.A.
Da qui il percorso continua diramandosi in più sale. La sala C è dedicata alla tessitura del lino e della lana (Sala C, “Attrezzi e arredi per la filatura, la tessitura e il cucito), che ha svolto un ruolo centrale nell’economia del paese.
Nelle sale B e E sono esposti oggetti che testimoniano rispettivamente:
- la fabbricazione dei calzolai e dei fabbri (Sala E, “attrezzi e macchine di artigiani e dei loro apprendisti e manovali”);
- le attività agropastorali e dei carbonai (Sala B, “Arnesi di contadini, pastori e carbonai”).
Infine, la Sala D è maggiormente rivolta alla vita quotidiana mostrando “Arnesi e recipienti di cucina, panificazione e illuminazione. Giocattoli per bambini e strumenti rituali”.
In conclusione, puntiamo a stupirvi con un video che racconta le bellezze e le peculiarità di questo territorio:
Se volete conoscere la vita agropastorale di Santu Lussurgiu e immergervi nelle sue tradizioni, vi aspettiamo alla nostra prossima visita guidata!
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