Disculpa, pero esta entrada está disponible sólo en italiano. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.Il paese di Solarussa, in Provincia di Oristano, è situato in uno dei territori più fertili della Sardegna: il Campidano Maggiore, attraversato dal fiume Tirso. Il suo stesso nome potrebbe significare "terra rossa" e lo troviamo documentato già nel 1200 circa nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado. Nella prossima visita guidata percorreremo insieme le sue vie per ricostruire la sua storia, le sue tradizioni e le principali attività lavorative che caratterizzano il paese. La tradizione cerealicola e vitivinicola Solarussa sorge su una piccola collina di 12 metri di altezza, circondata da terre pianeggianti, conosciute fin dall'antichità per la loro estrema fertilità. Sono numerose le colture documentate: dai cereali alle leguminose, dalla vite all'orticoltura. Una coltivazione che attualmente non è più presente è quella del lino, che sicuramente caratterizzava il paesaggio della zona, almeno a giudicare dalla seguente testimonianza: "Il suo fiore era azzurro...per cui quelle azzurre distese sembravano un cielo immenso" (Solarussa "Una comunità racconta se stessa", Ledda 1996: 53). Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie Molto redditizia era anche la coltivazione di angurie e meloni, in particolare nella localita di Bennaxi (a sud del paese), vicino al fiume Tirso. Le frequenti inondazioni che colpivano non solo i campi, ma anche la stessa Solarussa, favorivano l'orticoltura. Il problema delle esondazioni è stato risolto solo alla fine degli anni '40 del 1900 quando vennero costruiti gli argini. L'economia solarussese a quel tempo, si basava prevalentemente sulla coltivazione specializzata della vite, in particolare per la produzione della vernaccia. Il momento di maggior espansione si colloca tra la fine del
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La Cattedrale di Oristano ha custodito per secoli, nelle sue fondamenta, testimonianze storiche di estrema importanza. Durante i lavori di restauro del sagrato negli anni '80 infatti, vennero scoperti resti archeologici datati dal V-VI al XII d.C. Per la precisione, gli scavi realizzati nel 1987 misero in luce resti di pasto (ossa di animali, ostriche, cardium), frammenti ceramici e di vetro. Il Prof. Raimondo Zucca interpreta questi ritrovamenti come una discarica di un possibile centro abitato, Aristiane, di cui però non sono state ritrovate strutture murarie. Altri interessanti dati riguardano invece la chiesa romanica del XII secolo. Di questo e molto altro parleremo durante la nostra visita guidata. Il periodo altomedievale (secoli VI-VII d.C.) Gli scavi archeologici nel sagrato della Cattedrale hanno riportato alla luce anche cinque tombe facenti parte di una necropoli. Tre sepolture sono del tipo a cassone litico (tomba formata da lastre di arenaria e basalto), di forma rettangolare, e contenevano da due a tre corpi. Le altre sono a fossa terragna (tombe scavate nel terreno) e contenevano un solo defunto, inumato. Prof. Zucca sostiene che si tratti di un cimitero costruito nei pressi di “una primitiva ecclesia di Aristiane, intitolata probabilmente alla Vergine Assunta ed a San Michele”. La Cattedrale di Santa Maria Assunta nel XII secolo La Cattedrale di Santa Maria Assunta risale alla metà del XII secolo e fu costruita in stile romanico. Sfortunatamente dell'impianto originario sopravvive poco, a causa della quasi totale demolizione realizzata nel 1700. Alcuni documenti storici, l'analisi stilistica di certi elementi architettonici e i ritrovamenti fatti nel 1987 permettono di ricostruire l'impianto originario. Iniziando dai resti archeologici sono stati ritrovati: una scalinata, un piazzale ad essa antistante, alcune strutture murarie e un ambiente con pavimento in mattoni cotti. La scalinata d'accesso alla Chiesa del XII secolo era composta da 8 scalini, tutti probabilmente rivestiti con blocchi squadrati di arenaria verdastra e ben accostati. L'edificio ecclesiastico
La Cattedrale di Oristano ha custodito per secoli, nelle sue fondamenta, testimonianze storiche di estrema importanza. Durante i lavori di restauro del sagrato negli anni ’80 infatti, vennero scoperti resti archeologici datati dal V-VI al XII d.C. Per la precisione, gli scavi realizzati nel 1987 misero in luce resti di pasto (ossa di animali,
La presenza di fonti d'acqua è stata da sempre uno dei fattori indispensabili per la nascita e lo sviluppo degli insediamenti umani. L'acqua è anche via di comunicazione e di navigazione, oltreché elemento sacro al centro di diversi culti. Durante la vita millenaria della città di Tharros sono stati utilizzati diversi sistemi di approvvigionamento. Li potremo analizzare durante la nostra visita guidata. Dalle cisterne "a bagnarola" di epoca punica passeremo al sistema romano di distribuzione urbana, basato sulla circolazione continua dell'acqua. Le cisterne "a bagnarola" di tipo punico Questo tipo di cisterne è ben documentato nella città di Tharros, documentandosi circa 18 esemplari localizzati soprattutto nell'area del quartiere abitativo. Lungo la pendice orientale del colle di San Giovanni (appena entrati nell'area archeologica sulla destra) sono frequenti, infatti, le cisterne che si caratterizzano per: la forma rettangolare, i lati corti arrotondati, la copertura a spioventi o a piattabanda (lastre disposte orizzontalmente). Presentano spesso un rivestimento idraulico formato da diversi strati di intonaco che ne garantiva l'impermeabilità. Particolare di una delle cisterna "a bagnarola" con blocchetti squadrati in pietra Non mancano alcune cisterne anche nell'area dove furono costruiti edifici sacri e pubblici come il tempio delle semicolonne doriche e l'area delle due colonne. Una delle cisterne meglio conservate poteva contenere circa 72 m3 d'acqua piovana. Era rifornita da due canalette provenienti rispettivamente da Nord e da Ovest. Alcuni di questi sistemi di adduzione sono realizzati con tubi di terracotta ad incastro disposti nei tagli artificiali del banco roccioso o nelle murature degli edifici. Per poter attingere l'acqua, sono stati documentati due sistemi differenti: il primo è un pozzetto laterale, il secondo è un'imboccatura ottenuta ritagliando le lastre di copertura. Cisterna "a bagnarola" con copertura di lastre disposte a spioventi All'interno di uno dei serbatoi è stato ritrovato un vaso a cestello databile all’VIII o ai primi decenni del VII a.C. che, insieme ad altri
La presenza di fonti d’acqua è stata da sempre uno dei fattori indispensabili per la nascita e lo sviluppo degli insediamenti umani. L’acqua è anche via di comunicazione e di navigazione, oltreché elemento sacro al centro di diversi culti. Durante la vita millenaria della città di Tharros sono stati utilizzati diversi sistemi