Sorry, this entry is only available in Italian. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.Con questo breve articolo ho il piacere di presentarvi il frutto della mia ultima tesi, che ha per oggetto lo studio della diffusione di un particolare tipo tombale, definito tomba a camera costruita, o nelle pubblicazioni scientifiche anche come ashlar built tomb. Questo particolare modo di costruire le tombe è stato attesta in diverse culture: da quelle mesopotamiche a quella fenicia della Sardegna. Il lavoro è stato complesso a causa delle poche fonti e studi in merito. Disponiamo, infatti, di scarse pubblicazioni scientifiche e spesso in lingua non italiana. Eppure è un argomento molto affascinante, che mette in luce quanto il Mediterraneo in antico fosse realmente un ponte di unione, tramite il quale le diverse popolazioni si incontravano e si scambiavano idee e saperi. E in questo, come vedremo, anche la Sardegna era una protagonista. Ma cosa sono le tombe a camera costruita? Dal punto di vista tecnico, si tratta di tombe probabilmente destinate a persone importanti per la comunità, caratterizzate da una o più camere funerarie. Queste erano realizzate grazie alla giustapposizione e sovrapposizione di blocchi litici ben lavorati. Spesso si poteva accedere mediante un pozzo, oppure un corridoio, spesso gradinato, detto dromos. Per come le vedo io, sono delle particolari architetture funerarie frutto della somma di varie culture mediterranee, che nel corso dei secoli si sono incontrate e che hanno interpretato quel messaggio acquisito a modo loro, in base alle proprie tradizioni. Trovate delle analogie con altre culture? Vi invito a scriverlo nei commenti al termine dell’articolo. Le tombe a camera costruita in Oriente L'uso della tomba a camera costruita comparve in Mesopotamia sin dal III
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Sorry, this entry is only available in Italian. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.Nato l'8 marzo del 1915, c'è chi lo ha definito un po' archeologo e un po' poeta. Certo è che Giuseppe Pau noto "Peppetto" fosse un uomo di cultura, oristanese DOC, fortemente legato alla Sartiglia. Memorabili e carichi d'identità i suoi scritti, tra i quali vi consiglio di leggere proprio la pubblicazione dedicata a "Sa Sartiglia di Oristano", Edizioni Giovanni Corrias, 1984. Il volume si conclude con una prosa che descrive così le atmosfere della giostra e il rapporto tra gli oristanesi e la Sartiglia: "C'è tutto un fervore di preparativi e un caos di circolazione, ma provate a dire che sarebbe tempo di finirla con la Sartiglia e l'Oristanese, quello autentico, vi inviterà a dettar legge nel vostro paese, non qui, nella capitale del Giudicato. E torna il ricordo dei Giudici, delle leggi Giudicali, delle battaglie, della lotta secolare degli Oristanesi contro Aragonesi e Spagnuoli. Sotto l'apparente flemma dell'Oristanese è celato uno sconfinato orgoglio per la propria storia. La sfortuna delle vicende armate pare abbia dato a questo popolo, gaudente e laborioso a un tempo, quell'apparente atteggiamento di rassegnazione che si trasforma talora in abulìa. È orgoglio di gente che sa di aver compiuto grandi cose mentre altri popoli e altri paesi dormivano i mistici sogni medievali. La Sartiglia è avvenimento che restituisce agli Oristanesi l'orgoglio di un popolo forte, di un popolo libero, di una propria antichissima civiltà. La Sartiglia va sofferta. Guardate il volto de su Cumponidori quando le massaieddas gli tolgono la maschera. È il volto di un lottatore stremato dalla fatica. E quanta tristezza la notte, quando tamburini e trombettieri fanno rullare i tamburi e
Sorry, this entry is only available in Italian. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language. Nato l’8 marzo del 1915, c’è chi lo ha definito un po’ archeologo e un po’ poeta.
Sorry, this entry is only available in Italian. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.Come ogni anno l'ultima domenica e il martedì di Carnevale ritorna la Sartiglia di Oristano. Da circa 500 anni si rinnova l'appuntamento con la storia, la tradizione e le emozioni che questa giostra equestre rappresenta per i cittadini di Oristano e i tanti appassionati e curiosi. Tutto questo lo potremo rivivere insieme, visitando alcuni dei luoghi simbolo della corsa, durante gli speciali itinerari che proporremo ogni giorno da venerdì 9 a martedì 13 febbraio. I teatri della Sartiglia La Sartiglia di Oristano (da Sortija, anello) è una giostra equestre documentata per la prima volta nel 1547. I tornei a cavallo però, erano una pratica molto diffusa tra i nobiluomini e i signorotti della Penisola Italiana e nel resto dei Regni europei ben prima di questa data. Si trattava di vere e proprie competizioni tra cavalieri dotati di armi bianche affilate. Solo dalla metà circa del 1500, data la pericolosità di queste manifestazioni, fu deciso di trasformarle in rappresentazioni, e quindi di usare armi non appuntite. Da qui la necessità di un "teatro" in cui dar mostra delle proprie abilità di destrezza, precisione e padronanza nel cavalcare al galoppo. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie Attualmente i "teatri" principali della Sartiglia di Oristano sono via Vittorio Emanuele, via Duomo e via Mazzini. Nella prima si svolge la parte iniziale della giostra, la Corsa alla Stella. Non si conosce la data esatta in cui si fissò questo percorso, ma nei documenti degli inizi dell'Ottocento la corsa appare già istituzionalizzata: si corre a Carnevale, l’ultima domenica di quinquagesima e il martedì successivo; gli organizzatori sono i Gremi; il
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