Tuvixeddu è il nome dell’antica necropoli di età punica di Cagliari (Karalì in punico; Karalis o Karales in latino) e prende nome dal colle omonimo che oggi si localizza ad est rispetto a Viale Sant’Avendrace, e domina lo stupendo paesaggio della laguna di Santa Gilla.
A partire dalla metà VI secolo a.C., Tuvixeddu (che in sardo significa “colle dei piccoli buchi”) venne sfruttato in età punica dagli abitanti di Cagliari per impiantare una vasta area funeraria: la più estesa del Mediterraneo.
L’uso funerario, anche se non più esclusivo, permane in età romana, sino ad un progressivo abbandono durante l’Alto Medioevo, quando alcuni ipogei vennero riutilizzati sia a scopo cultuale, che abitativo. Quest’ultimo riutilizzo persistette nei secoli, addirittura sino a qualche decennio fa. Il parco di Tuvixeddu è stato infatti abitato fino agli anni ’90 del 1900.
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Alcune tombe presentano un cattivo stato di conservazione, dovuto da una parte alla costruzione in età romana di un acquedotto e ad interventi di cava; dall’altra, in età moderna, dal continuo dell’estrazione del calcare locale con l’uso della dinamite, creando così la distruzione di molte sepolture e la perdita di numerosi materiali di corredo.
Tipi tombali e riti funerari durante l’età punica (VI-III/II a.C.)
Il tipo tombale maggiormente rappresentato è quello della tomba a pozzo con camera ipogeica, che ospitava uno o massimo due defunti. L’accesso era assicurato dal profondo pozzo (a Tuvixeddu raggiunge fino a 5 metri di profondità), generalmente dotato di riseghe e/o pedarole per agevolare la discesa. Tuttavia, non mancano le tombe a fossa, spesso datate ad un periodo più recente (III secolo a.C.), e le tombe ad enkytrismos che prevedevano l’utilizzo di un’anfora per deporre i resti inumati di bambini.
Durante l’età punica, il rito funerario prevalente è l’inumazione. Nella maggior parte dei casi, il feretro veniva avvolto in un sudario e deposto in posizione supina direttamente sul pavimento del vano o all’interno di loculi. Non sembra raro l’uso di casse lignee, delle quali residuano solamente maniglie metalliche che servivano per facilitarne il trasporto. Il corredo funerario d’accompagno talvolta era composto da materiali preziosi come gioielli in oro ed argento, amuleti e scarabei che assicuravano protezione al defunto, e vasi ceramici, che spesso venivano adagiati anche all’interno di piccole nicchie scavate nelle pareti della camera.
L’incinerazione, scarsamente documenta nella necropoli di Tuvixeddu, è associata ad un periodo tardo (III-II a.C.), quando le usanze puniche vennero maggiormente influenzate dal mondo ellenistico.
Le decorazioni pittoriche
Uno degli elementi peculiari della necropoli cagliaritana è la presenza di numerose decorazioni, soprattutto pittoriche, che abbellivano le pareti delle tombe. Le pitture, ottenute per lo più con l’uso di ocra rossa, riproducono motivi geometrici come linee, croci di sant’Andrea, fasce, losanghe, triangoli ma anche elementi architettonici.
Tra tutte, si distinguono per bellezza e ricchezza la tomba dell’Ureo e la tomba di Sid. La prima presenta lungo la fascia superiore della camera un fregio continuo con palmette e fiori di loto intrecciati, interrotto da un serpente ureo quadrialato, fiancheggiato da due fiori di loto e due gorgoni, realizzati nella parete di fondo. La seconda, chiamata tomba di Sid dall’archeologo Ferruccio Barreca, ha restituito sulla parete destra della camera una figura maschile, che lo stesso studioso ha interpretato come Sid, divinità combattente del mondo punico.
La necropoli in età romana
Durante l’età romana, le tombe si disponevano soprattutto lungo le pendici occidentali di Tuvixeddu, dove vi era la strada principale per uscire dalla città, oggi Viale Sant’Avendrace.
Le tombe romane di Tuvixeddu sono per lo più “colombari”, ovvero tombe a camera scavate nella roccia, le cui pareti erano dotate di nicchie con urne cinerarie. Più tardi si diffusero anche gli arcosoli, particolari strutture sepolcrali incassate nella parete all’interno di una nicchia e sormontate da un arco.
Alcune tombe hanno restituito una facciata monumentale con fregi e stucchi, come il caso della straordinaria Grotta della Vipera (risalente al II secolo d.C.), un grande ipogeo realizzato da Lucio Cassio Filippo in onore di Atilia Pomptilla, la sua sposa defunta.
Vi aspettiamo per visitare insieme Tuvixeddu, con il nostro speciale itinerario dedicato all’antica necropoli di Cagliari!
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