Il Museo Civico Giovanni Marongiu sorge a pochi metri dalle rive dello stagno di Cabras. La struttura, costruita a partire dagli anni ’70 con fondi provenienti dalla Cassa per il Mezzogiorno, è stata progettata dall’architetto Enzo Magnani. Il Museo, inaugurato il 28 dicembre del 1997, presenta una panoramica archeologica della Penisola del Sinis, dall’età neolitica all’epoca romana, attraverso i principali siti del territorio. Lo potremo visitare insieme durante la nostra visita guidata, soffermandoci in particolare sulla mostra che vede esposte statue, modelli di nuraghe e betili della necropoli di Mont’e Prama.
Sculture di Mont’e Prama
Dal 2014, il Museo ospita una selezione di alcune sculture provenienti dagli scavi condotti negli anni ’70 a Mont’e Prama. Potremo ammirare le statue di guerrieri, “pugilatori” e arcieri, oltre a modelli di nuraghe semplice e complesso (rispettivamente con una o più torri) e betili. Altri reperti in pietra calcarea sono attualmente esposti al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e potremo vederli grazie a uno schermo in cui si mostra la loro ricostruzione in 3D.
A queste, di recente si sono sommate altre sculture che provengono dalle ultime attività di scavo, tra cui la nuova variante di “pugilatore” e altri modelli di nuraghe.
Materiali di Cuccuru is Arrius
La Penisola del Sinis è una delle zone maggiormente frequentate dall’uomo fin dalla Preistoria. Le prime tracce di insediamenti stabili si datano al Neolitico medio (4800-4300 a.C.) grazie allo scavo sistematico di Cuccuru is Arrius. L’area fu oggetto di indagine tra il 1976 e il 1980 in coincidenza con la costruzione del canale scolmatore che collega lo Stagno di Cabras al Golfo di Oristano. L’importanza del sito risiede nel lungo periodo di frequentazione che va dal V millennio a.C. all’età romano-imperiale.
Del Neolitico medio rimangono tracce di capanne e necropoli che testimoniano il rito dell’inumazione di un solo individuo in ogni tomba. Importante è pure l’occupazione durante l’età nuragica e in particolare nel Bronzo finale (1150-900 a.C.) di cui rimane un tempio a pozzo per il culto delle acque. L’area del tempio sarà utilizzata successivamente in età romano-repubblicana per la celebrazione di riti rivolti ad una divinità salutare e agraria. Infine, durante l’età imperiale, fu costruita una necropoli di cui sono state messe in luce oltre 50 tombe, sia ad inumazione che ad incinerazione.
Reperti di Tharros
L’altro sito a cui è dedicato un ampio spazio espositivo, è la città di Tharros. In particolare, i pannelli e i materiali illustrano le sue fasi storiche, dalla monumentalizzazione del centro abitato durante l’età punica (IV-III a.C.) all’arrivo dei romani in Sardegna (dal 238 a.C.). I numerosi scavi sistematici che si sono succeduti dagli anni ’50, hanno messo in luce: imponenti muraglie (sui colli di Murru Mannu e San Giovanni di Sinis) e le ricche necropoli a inumazione, di epoca punica. Dello stesso periodo è pure il cosiddetto quartiere metallurgico da cui provengono scorie ferrose, frammenti di fornaci e strumenti metallurgici. Le analisi hanno dimostrato che il ferro fu estratto dal vicino Montiferru.
Di epoca precedente è, invece, il tofet (santuario a cielo aperto), datato dalla seconda metà del VII a.C. La sua scoperta, insieme ad altri ritrovamenti, testimonia la presenza di popolazioni fenicie in questa parte della Penisola.
Relitto di Mal di Ventre
Dal 2008, diverse sale espongono i principali ritrovamenti provenienti dal relitto di epoca romana ritrovato nelle acque dell’isola di Mal di Ventre. Si tratta di una grande nave, lunga circa 36 metri e situata a 30 metri di profondità. Il suo carico, prevalentemente lingotti di piombo (999 unità), permette di datare l’imbarcazione al I secolo a.C. (per l’esattezza tra 89 e 50 a.C.).
Dallo studio dei bolli impressi sui lingotti e dalle analisi metallurgiche è stata individuata la cava di estrazione. Si tratta della miniera di Sierra, nell’attuale città spagnola di Cartagena, ampiamente sfruttata in età romana.
Le nuove acquisizioni
Dal 2014 il percorso museale si è arricchito di materiali provenienti anche dal sito di Sa Osa, scoperto nel 2008 durante i lavori per la costruzione della strada provinciale tra Oristano e Cabras. Nei diversi pozzetti sono stati trovati resti vegetali, ossa di animali e specie marine datati dal 1500 al 700 a.C. Gli studi sono ancora in corso, ma i primi risultati mostrano una dieta molto diversificata della popolazione nuragica del Sinis e la presenza di orticoltura.
Se vi è piaciuto l’articolo e volete sapere di più sulla necropoli nuragica di Mont’e Prama e i siti archeologici della Penisola del Sinis iscritevi alla nostra prossima visita guidata!
Comentarios