Disculpa, pero esta entrada está disponible sólo en italiano. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.I figoli di Oristano, termine con cui si intendono i così detti "figuli" o vasai, ma anche più in generale gli artigiani della ceramica, si ritrovano attestati per la prima volta in città all'interno del Condaghe delle monache clarisse, documento risalente alla fine del XV secolo. In due carte del libro dei conti delle monache si menziona "su burgu de is congiolargios", ossia il sobborgo dei figoli, localizzato a nord-est rispetto alla cinta muraria, dietro l'attuale chiesa di San Sebastiano e corrispondente all'odierna via Figoli. Si tratta dell'unico "sobborgo produttivo" in Sardegna che prende il nome dai ceramisti, a testimonianza dell'importanza a Oristano della lavorazione della ceramica. Questi documenti, inoltre, menzionano anche il primo figolo storicamente noto, tale Antiogo Siddi. È probabile che questa attività fosse diffusa anche nei secoli precedenti. Anche se la Carta de Logu non sembra farne menzione, il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado (XII-XIII secolo) allude a "su stregiu", termine che indica le stoviglie, e a "terrale de fictu", ossia il mattonaio-vasaio di età medievale. In una descrizione della città risalente al 1580, Giovanni Francesco Fara nomina il "suburbiulum figulorum" collocato sempre nella zona dell'attuale via Figoli, nota anche come "s'arruga 'e is congiolargios" ovvero la via dei ceramisti. Alla fine del XVII secolo, esattamente al 1692, risale invece il primo Statuto del gremio dei figoli di Oristano a noi noto. Lo Statuto, redatto in castigliano e intitolato "Libro de los Capitulos que ha de observar la Maestrança de los Alfareros de este Ciudad de Oristan. Hecho el año 1692.", recava sulla copertina la Vergine della Misericordia che con il suo mantello celeste proteggeva
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Disculpa, pero esta entrada está disponible sólo en italiano. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.Oristano e il suo territorio vantano un'antichissima tradizione nella lavorazione della ceramica. Questo è ampiamente testimoniato dalla collezione conservata presso il Museo Archeologico e Storico Artistico "Antiquarium Arborense", dove troviamo esposti reperti locali che coprono un vasto arco cronologico, dal Neolitico al Medioevo. Le prime attestazioni di produzione di vasellame ceramico risalgono fino al Neolitico Antico. Appartengono infatti a questo periodo le ceramiche dette "cardiali", rinvenute anche nel territorio terralbese, riconoscibili perché decorate con l'impressione del margine ondulato della conchiglia "Cardium edule". Sappiamo che durante il periodo neolitico, ma anche in età nuragica, la ceramica veniva prodotta e modellata a mano. Tipici esempi di quest'ultimo periodo sono le così dette brocche askoidi, rinvenute anche nel Sinis e datate alla prima età del ferro. Fu solo con l'arrivo dei Fenici che in Sardegna si introdusse l'uso del tornio, sia in insediamenti urbani che rurali, e si iniziarono a produrre nell'isola i primi vasi torniti. Il centro urbano più fiorente nel territorio fu probabilmente Tharros, dove l'artigianato ceramico poté facilmente svilupparsi, insieme al commercio. È dall'antica città che provengono i nomi dei primi ceramisti "ante litteram". Grazie ai bolli documentati su diverse lucerne, sappiamo infatti che in età romana due fratelli Quinto Memmio Karo e Quinto Memmio Pudente producevano nella loro bottega splendidi manufatti, e li commerciavano in tutta l'isola. Dalla città tharrense l'arte della lavorazione della ceramica al tornio si diffuse nei secoli successivi verso l'interno, fino a Oristano. Nel prossimo articolo (Storia dei figoli di Oristano: l’arte della lavorazione della ceramica dal XV secolo a oggi) ricostruiremo le prime attestazioni della presenza dei figoli in città, documentata a partire
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