Conoscete la storia di Cuccuru is Arrius? È con questo particolare sito archeologico che inauguriamo una serie di cinque articoli dedicati al Sinis di Cabras. Nelle prossime settimane descriveremo siti e monumenti poco conosciuti e percorreremo un viaggio dal Neolitico sino al periodo paleocristiano. Una panoramica sul Sinis Per chi non lo ha mai visitato, il Sinis è una regione geografica localizzata nell’area centro occidentale della Sardegna (più o meno quella che ruota intorno allo stagno di Cabras) e termina sul mare con una piccola e stretta penisola. Quando avrete il piacere di esplorarlo, sarete sicuramente affascinati dai suoi profumi inconfondibili di macchia mediterranea e dai suoi molteplici paesaggi. Infatti, dal punto di vista morfologico, si caratterizza per una grande varietà di ambienti. Sono presenti piccole colline, altopiani basaltici, spiagge per la maggior parte sabbiose, promontori a picco sul mare e zone lagunari, come lo stagno di Cabras e quello di Mistras. Questa molteplicità ha favorito fin dal Neolitico Medio (V millennio a.C.) l’insediamento dell’uomo. In quel periodo, le zone privilegiate per l’abitazione erano senza dubbio le zone lagunari, come testimoniato da uno dei siti più antichi sorti in quest'area: il villaggio di Cuccuru is Arrius. Localizzazione di Cuccuru is Arrius e storia degli scavi e degli studi Il sito di Cuccuru is Arrius si localizzava lungo la sponda sud-orientale dello stagno di Cabras. Il nome, che letteralmente significa “cucuzzolo tra i fiumiciattoli”, deriva dalla presenza in origine di una collinetta d'arenaria, oggi non più visibile a causa della presenza del canale scolmatore, realizzato alla fine degli anni Settanta per congiungere lo stagno al golfo di Oristano. Questo intervento, voluto per migliorare la pescosità della laguna, determinò purtroppo la perdita quasi totale dell’area abitata. Cuccuru is Arrius (o Cuccuru s'Arriu) è noto in letteratura sin dalla fine dell’Ottocento, quando Tito
Conoscete la storia di Cuccuru is Arrius? È con questo particolare sito archeologico che inauguriamo una serie di cinque articoli dedicati al Sinis di Cabras. Nelle prossime settimane descriveremo siti e monumenti poco conosciuti e percorreremo un viaggio dal Neolitico sino al periodo paleocristiano. Una panoramica sul Sinis Per chi
L'ossidiana è un vetro naturale di colore scuro che si origina dall'attività vulcanica. Generalmente è nera, tanto che in sardo è chiamata "sa pedra crobina" (letteralmente "la roccia nera come il corvo"). Non mancano, però, esemplari di colore grigio o con tonalità verde, blu o rosso. In Sardegna la troviamo sul Monte Arci, vulcano ormai spento, che si estende per circa 150 kmq. Durante la nostra prossima visita guidata cammineremo su uno dei "sentieri dell'ossidiana", antica fabbrica di lavorazione neolitica Sa Perda Crobina di Sennixeddu, conosciuto anche come sentiero Sa Scaba Crobina letteralmente "la scala nera". Dalla formazione geologica all'utilizzo umano L'ossidiana in Sardegna si è formata circa 3.25 milioni di anni fa a seguito di effusioni di lava acida, ricca di silice e alcali. La composizione chimica insieme al rapido raffreddamento del magma sono alla base delle sue caratteristiche: l'omogeneità strutturale e la vetrosità. Queste peculiarità fanno sì che l'ossidiana, opportunamente scheggiata, abbia una notevole capacità e precisione di taglio, oltre che una discreta resistenza. I gruppi umani stanziati nell'isola iniziarono ad usare questo vetro vulcanico fin dal Neolitico antico (VI millennio a.C.). Grazie alle sue proprietà, divenne ben presto una delle materie prime più apprezzate e fu utilizzata per la realizzazione degli oggetti più disparati. Dagli utensili d’uso quotidiano, alle armi da getto (punte di freccia), lame, ma anche raschiatoi probabilmente per la lavorazione delle pelli. In rari casi troviamo ossidiana levigata per ottenere monili e oggetti di ornamento. Un'altra interessante proprietà dell'ossidiana è la sua "firma composizionale" (Lugliè 2006: 22), ossia gli elementi che caratterizzano la sua composizione. Questa sorta di "DNA" dipende dal luogo d'origine e si mantiene inalterata con il passare del tempo. Pertanto, attraverso analisi specifiche è possibile determinare la provenienza dell'ossidiana, ma anche studiare i contatti tra le popolazioni preistoriche nei diversi luoghi della Terra. Infatti, nel bacino del Mediterraneo i giacimenti sono solo quattro. Oltre alla Sardegna, troviamo l’ossidiana nelle
L’ossidiana è un vetro naturale di colore scuro che si origina dall’attività vulcanica. Generalmente è nera, tanto che in sardo è chiamata “sa pedra crobina” (letteralmente “la roccia nera come il corvo”). Non mancano, però, esemplari di colore grigio o con tonalità verde, blu o rosso. In Sardegna la troviamo sul Monte Arci, vulcano ormai
Il Museo dell'Ossidiana di Pau, in Provincia di Oristano, è un piccolo gioiello dedicato alla conoscenza geologica e archeologica di questo vetro vulcanico definito dall'archeologo Giovanni Lilliu "l'oro nero dell'antichità". Durante la nostra visita guidata potremo ripercorrere la storia della formazione dell'ossidiana e osservare i diversi manufatti realizzati con essa. Dai materiali preistorici ottenuti con la scheggiatura, alle opere artistiche di Karmine Piras, passando per la collezione dei fratelli Atzori. Origine e obiettivi del museo L'attuale sede del Museo dell'Ossidiana è stata inaugurata il 6 marzo del 2010. Il Museo è dedicato interamente a questa roccia magmatica originatasi circa 3.5 milioni di anni fa sul vicino Monte Arci, vulcano ormai inattivo. Le successive colate di lava acida e il loro rapido raffreddamento hanno dato origine all'ossidiana, un vetro naturale estremamente tagliente ma allo stesso tempo piuttosto resistente. L'importanza dell'ossidiana per la Sardegna, e per tutto il bacino del Mediterraneo, è data dalla sua rarità ovvero la scarsa presenza di giacimenti, concentrati in sole quattro isole. Infatti, oltre alla Sardegna, affiora a Lipari, Pantelleria e Palmarola. In Sardegna fu sfruttata fin dal Neolitico antico (VI millennio a.C.) per costruire oggetti di forme e funzioni diverse: punte di freccia, lame ma anche monili. Il Museo di Pau, unico nel suo genere in tutto il Mediterraneo, si propone di ripercorrere la storia dell'ossidiana, dalla sua formazione geologica al suo utilizzo da parte dell'uomo, preistorico e contemporaneo. La struttura è organizzata in tre livelli di fruizione, differenti ma complementari: cognitivo razionale, sensoriale e sperimentale. In questo modo, lo spettatore può percepire e conoscere con i diversi sensi la roccia vulcanica. Con la vista i pannelli e gli oggetti esposti, con l'aiuto anche dell'udito gli schermi audiovisivi che riproducono il suono della lavorazione dell'ossidiana, ed infine il tatto per toccare con mano la roccia e i manufatti. Il percorso museale Il Museo è strutturato in
Il Museo dell’Ossidiana di Pau, in Provincia di Oristano, è un piccolo gioiello dedicato alla conoscenza geologica e archeologica di questo vetro vulcanico definito dall’archeologo Giovanni Lilliu “l’oro nero dell’antichità“. Durante la nostra visita guidata potremo ripercorrere la storia della formazione dell’ossidiana e osservare i diversi manufatti realizzati con essa. Dai materiali preistorici ottenuti