L’Antiquarium Arborense di Oristano si trova nel centro storico della città, all’interno di Palazzo Parpaglia. L’edificio, di età spagnola (XVII secolo), era proprietà del nobile Salvatore Enna. Deve il suo nome a Salvatore Parpaglia, senatore oristanese, che vi abitò nel XIX secolo. A questo periodo risale l’attuale aspetto neoclassico della struttura. L’Antiquarium nasce ufficialmente il 26 febbraio 1938, quando il Comune acquistò la parte archeologica della collezione di Efisio Pischedda, avvocato di Seneghe. Da quella data, il Museo civico ha visto arricchire la sua esposizione comprendendo diversi reperti del territorio. Dal 1999, il complesso museale è dedicato a Giuseppe Pau, oristanese di nascita e primo direttore dell’Antiquario Arborense.
Durante il nostro itinerario, potremo ripercorrere la storia dell’attuale provincia di Oristano: dal Neolitico (fine V millennio a.C.) all’età moderna con particolare attenzione per il Medioevo.
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La Sala Retabli
La nostra visita all’interno del museo inizierà da questa sala, situata al secondo piano del museo. Al centro è esposto il plastico che ricostruisce la città alla fine del 1300, già dotata della cinta muraria e del fossato alimentato dalle acque del fiume Tirso.
Dall’età giudicale di Oristano (XI-XV secolo) sono giunte a noi due iscrizioni infisse rispettivamente nella Torre di Mariano II e in quella di San Filippo (o Port’a Mari), che sorgeva nell’attuale piazza Manno. I due testi, oggi non esposti, documentano la fine della costruzione delle due torri, la prima nel 1290 e la seconda nel 1293. Oltre agli interessanti elementi marmorei del periodo spagnolo e sabaudo, potremo ammirare tre retabli datati al 1400 e 1500. In particolare, il retablo proveniente dalla Chiesa di San Martino la cui recente restaurazione ha riportato alla luce alcuni dei colori originali del primo Quattrocento.
La sala “La famiglia dell’antiquario”
Con l’osservazione dei retabli esposti nella sala precedente, termina la parte medievale della visita. Si prosegue nella sala attigua per immergersi nell’atmosfera ottocentesca che ha dato origine allo stesso Antiquarium Arborense. Qui è esposta la collezione archeologica che un tempo apparteneva a Efisio Pischedda, a cui sono dedicate diverse teche. Il fenomeno del collezionismo, che interessò non solo la Sardegna ma tutta l’attuale Europa, è illustrato attraverso i protagonisti dell’epoca. Si passa dai collezionisti, oristanesi e non, agli archeologi che si sono distinti per le loro missioni in Italia e all’estero, da Schliemann a Evans, da Lord Vernon a Champollion. Tra questi, un’attenzione particolare è rivolta a coloro che hanno lavorato in Sardegna: Alberto Lamarmora, Vittorio Angius, Giovanni Spano e Gaetano Cara. Infine, al centro della sala vi è il plastico ricostruttivo della città di Tharros al tempo dell’imperatore Costantino (inizio del IV secolo d.C.). Si può cogliere facilmente l’aspetto monumentale di questo centro prima punico e poi romano, arricchito da terme e templi, oltreché dall’anfiteatro e da un acquedotto.
La sala “La sabbia del tempo”
Scendendo al pianoterra potremo ripercorrere le fasi archeologiche del territorio da Oristano fino all’epoca romana. La presenza umana è documentata dall’inizio del Neolitico (circa 6000 a.C.), con l’ossidiana proveniente dal Monte Arci considerata l’oro nero dell’antichità. L’occupazione si fa più intensa durante l’epoca nuragica (1800-900 a.C.) testimoniata da numerosi nuraghi sia semplici (monotorre) che complessi (polilobati, ossia con più torri). Si passa poi all’età fenicio-punica e romana, quest’ultima rappresentata da un’interessante iscrizione proveniente da Forum Traiani (Fordongianus). Si tratta di una lastra di marmo in cui le popolazioni della Barbaria (Barbagia) omaggiano l’imperatore Tiberio (I d.C.).
Mostra “Polis Kai Pyrgos – La città e la torre”
L’ultima sala è dedicata alla mostra archeologica che intende ripercorrere la nascita delle città nel territorio di Oristano, legata indissolubilmente alla presenza di acqua. Attraverso i materiali provenienti dai principali centri abitati, come Tharros, Othoca, Neapolis, Bosa e Cornus, si evidenziano la pluralità dei contatti culturali delle popolazioni locali con fenici, greci, cartaginesi e romani.
Il percorso tattile
L’Antiquarium ospita anche un interessante percorso tattile, che ripropone alcuni manufatti del patrimonio storico, archeologico e artistico del territorio dell’oristanese. Una maniera innovativa di conoscere i beni culturali, e renderli fruibili anche ai non vedenti.
Vi aspettiamo per approfondire questi e molti altri aspetti della città di Oristano e del suo territorio!
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