Uno degli obiettivi principali di Mare Calmo, fin dalla fondazione, è stato raccontare lo straordinario patrimonio archeologico e culturale della Sardegna. Ma soprattutto farlo in maniera innovativa, cercando di coinvolgere chi normalmente non può o fatica ad accedere a una narrazione di qualità e rispettosa dell'identità che contraddistingue questo territorio. Ecco perché, quando l'attuale Assessore alla Cultura del Comune di Oristano, Massimiliano Sanna, ci ha proposto di lavorare a un progetto da realizzare all'interno della Casa Circondariale "Salvatore Soro" di Massama (OR), abbiamo accettato con orgoglio questa sfida, coscienti di dover progettare un'iniziativa di grande importanza sociale, oltre che culturale. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie Si, perché il carcere è il luogo della libertà che manca. Delle comunicazioni filtrate. Dell'isolamento. E ogni tipo di azione al suo interno assume un valore speciale. Quando sei "dentro" c'è sempre un "là fuori" a contrapporsi con la tua posizione di carcerato. Abbiamo pensato subito che per parlare ai detenuti, avremmo dovuto prima di tutto coltivare l'umiltà e la sensibilità, cercando il più possibile di vedere la realtà dalla loro prospettiva. Sforzandoci di capire il perché di questo loro grande interesse per l'archeologia, e in che modo la cultura possa essere uno strumento di cambiamento, di ricostruzione, di miglioramento della propria condizione umana. Così, ci siamo messi a scrivere. A immaginare un progetto dal nome tanto semplice, quanto ricco di contrasti tra i suoi componenti: l'archeologia, il carcere, il concetto di "dentro". Così è nato "Archeologia in Carcere", grazie soprattutto a un costante dialogo con Massimiliano Sanna, e al supporto del Direttore del Carcere di Oristano, Pierluigi Farci. In seguito l'Associazione Morsi D'Arte, che aveva già collaborato con la struttura, ci ha aiutato a coordinare la gestione dei permessi e delle registrazioni, perché anche da
Uno degli obiettivi principali di Mare Calmo, fin dalla fondazione, è stato raccontare lo straordinario patrimonio archeologico e culturale della Sardegna. Ma soprattutto farlo in maniera innovativa, cercando di coinvolgere chi normalmente non può o fatica ad accedere a una narrazione di qualità e rispettosa dell’identità che contraddistingue questo territorio.
Sono passati oltre 40 anni da quando nel 1974 Sisinnio Poddi e Giuseppe Atzori rispettivamente scoprirono e intuirono l'importanza del sito nuragico di Mont'e Prama. Dopo decenni di studi, che tuttora proseguono, gli archeologi continuano a interrogarsi sull'origine e la reale funzione del sito. Tutti però concordano su un fatto: Mont'e Prama è un'area di estremo interesse per l'archeologia sarda. In questo articolo cercheremo di riflettere sul perché questa necropoli nuragica è così importante, e a cosa deve la sua unicità. 1. La datazione Uno dei temi più dibattuti dagli archeologi è l'inquadramento cronologico del sito di Mont'e Prama. Si datano infatti in modo discordante le poche ceramiche rinvenute (Ugas 2012: 265-277, Leonelli 2014: 263-292). Dai dati emersi, un numero cospicuo di specialisti propende per i primi secoli del I millennio a.C., periodo corrispondente alla Prima Età del Ferro. Siamo in una fase di grandi cambiamenti coincidenti con l'arrivo di gruppi fenici e il loro stanziamento nell'isola. Altri invece ritengono più probabile che il periodo di riferimento sia a cavallo tra II e I millennio a.C., ossia nel passaggio tra il Bronzo Finale e la Prima Età del Ferro. In questo caso, avremo una civiltà nuragica in cui si assiste alla <<crisi dei sistemi territoriali incentrati sul nuraghe>> (Leonelli 2014: 266). Negli ultimi anni le datazioni al Carbonio 14 sulle ossa contenute nelle sepolture, contribuiscono ad alimentare il dibattito. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie Tali datazioni oscillano tra la fine del Bronzo finale e il primo Ferro avanzato. La tomba a pozzetto con lastra di copertura n Bedini potrebbe corrispondere circa al 1000 a.C. La tomba "a pseudo-cista" 8 Bedini potrebbe corrispondere a un periodo tra il 1040-850 circa a.C.; a seguire quattro tombe con lastra di Tronchetti (1, 20, 6, 25) inquadrabili tra 890
Sono passati oltre 40 anni da quando nel 1974 Sisinnio Poddi e Giuseppe Atzori rispettivamente scoprirono e intuirono l’importanza del sito nuragico di Mont’e Prama. Dopo decenni di studi, che tuttora proseguono, gli archeologi continuano a interrogarsi sull’origine e la reale funzione del sito. Tutti però concordano su un fatto: Mont’e