L'alimentazione è cultura. Per questo uno degli argomenti che affronteremo nella prossima visita a Tharros sarà l'alimentazione in età nuragica. Si tratta di un aspetto ancora poco noto, ma i recenti risultati presentati dagli studiosi (per esempio al Primo Festival della Civiltà Nuragica di Orroli) permettono di fare luce su cosa si mangiava e come si preparavano i piatti in antichità. Per quanto riguarda la Penisola del Sinis, importanti informazioni ci giungono dal sito di Sa Osa dove sono stati ritrovati resti di bovini, suini, ovicaprini, cervi, pesci e molluschi, ma anche semi di piante selvatiche e coltivate. In particolare, i pesci sono di diverse specie: muggini, orate e spigole. Si tratta di pesci che prediligono le acque con bassa salinità, come gli stagni costieri. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie E nel sito archeologico di Tharros? Anche in questo centro sono stati ritrovati resti di fauna marina e terrestre, ma di epoca successiva, e abbiamo notizie sull'ambiente circostante. Sappiamo che tra 7000 e 6000 a.C. si formarono le saline di Capo Mannu e già dal Neolitico medio (3900-3300 a.C.) la popolazione viveva intorno alle lagune e agli stagni. Un piatto tradizionale: "Sa Merca" In attesa di studi più specifici su Tharros, vi suggeriamo una ricetta della tradizione locale di Cabras: Sa Merca (o Mrecca). Si tratta di un piatto molto semplice a base di muggine che viene lessato ed avvolto in un’erba palustre chiamata “ziba” o obione, che corrisponde ad una varietà della salicornia. La bollitura e la salatura permettono alla pietanza di conservarsi per alcuni giorni. Lo studioso Giovanni Fancello suggerisce che il termine "merca" derivi da "melcas", che in epoca romana indicava una pietanza composta da latte acido, pepe, garum, sale, olio e coriandolo. Il nome "Merca" sarebbe dunque stato attribuito anche alla tipica preparazione del muggine in relazione al metodo di conservazione,
L’alimentazione è cultura. Per questo uno degli argomenti che affronteremo nella prossima visita a Tharros sarà l’alimentazione in età nuragica. Si tratta di un aspetto ancora poco noto, ma i recenti risultati presentati dagli studiosi (per esempio al Primo Festival della Civiltà Nuragica di Orroli) permettono di fare luce su cosa si mangiava
La Civiltà Nuragica è oggetto di studi e analisi da diversi secoli, potendo far risalire all’Ottocento con le attività del generale Alberto La Marmora e del canonico Giovanni Spano tra gli altri, le prime indagini sui numerosi resti archeologici sparsi in tutta l’isola. Solo recentemente però, le ricerche si sono concentrate su un aspetto molto importante: l’alimentazione. Le nuove scoperte effettuate in diversi siti della Sardegna (Sa Osa, Nuraghe Arrubiu, Genna Maria, ecc.) hanno rivolto l’attenzione sulle abitudini alimentari dei nuragici e, in particolare, sui metodi di produzione del pane e del vino. Il paese di Orroli, situato nella regione meridionale del Sarcidano, il 25 e 26 marzo ha ospitato il primo Festival della Civiltà Nuragica dal titolo “Il pane, il vino e gli altri cibi al tempo dei nuraghi”. Il Convegno ha visto la partecipazione di archeologi italiani e francesi che hanno presentato gli ultimi dati analitici riguardanti gli studi fatti al Nuraghe Arrubiu di Orroli, ma anche le nuove analisi che hanno interessato Sa Osa e Mont’e Prama di Cabras, Genna Maria di Villanovaforru e due siti della Gallura, Lu Brandali e La Prisgiona. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie Il Dott. Mauro Perra in particolare ha sottolineato come l’alimentazione sia un fatto culturale, che segue delle regole dettate dalla società in cui si vive, e si che si modifica nel corso del tempo. L’aver ritrovato in un contenitore i resti di pasto relazionabili al consumo di insetti (scarafaggi) dunque non deve sorprenderci. L’entomofagia infatti è ben attestata in diverse popolazioni del passato (per esempio i greci e i romani) con fonti che vanno da Aristotele a Plinio il Vecchio. Nel caso di Nuraghe Arrubiu, pare che questa pietanza fosse importata abitualmente all’interno di un particolare scodellone in cui
La Civiltà Nuragica è oggetto di studi e analisi da diversi secoli, potendo far risalire all’Ottocento con le attività del generale Alberto La Marmora e del canonico Giovanni Spano tra gli altri, le prime indagini sui numerosi resti archeologici sparsi in tutta l’isola. Solo recentemente però, le ricerche si sono