Alla scoperta dei menhir di Laconi e del megalitismo in Sardegna

C’è una piccola valle in Sardegna che ancora oggi ci parla di una civiltà ancora più remota di quella nuragica, e caratterizzata dal fenomeno del megalitismo. È la valle dei Menhir, nel territorio di Laconi, un luogo da esplorare per conoscere le opere dei nostri antichi antenati vissuti fino a più di 5000 anni fa.

Allineamento di Menhir in localita Genna 'e Corte (Laconi)
Allineamento di Menhir in localita Su Stunnu (Laconi)

I menhir di Laconi

Il paese di Laconi, nel centro della Sardegna, si trova nella subregione del Sarcidano, caratterizzata da altipiani compresi tra i 400 e i 500 metri d’altezza. Il territorio comunale, posto al confine tra il Sud Sardegna e le Barbagie da cui li separa il fiume Flumendosa, ha restituito un numero considerevole di menhir. Alcuni di questi li potremo ammirare insieme durante il nostro itinerario di domenica 29 aprile.

Pranu Maore I (Laconi). Statua-stele
Statua-menhir provieniente da Pranu Maore (Laconi), conservata nel Museo dei Menhir di Laconi

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Laconi è uno dei comuni della Sardegna ad aver restituito il maggior numero di menhir. Dal primo ritrovamento risalente al 1969, le scoperte di queste sculture in pietra si sono moltiplicate interessando diverse località. Da Genna Arrele a Perda Iddocca, da Masone ‘e Perdu, a Piscina ‘e Sali; ancora Bau Carradore, Nuraxi Arrubiu e Is Cirquittus. Inoltre Laconi e il Sarcidano rappresentano una delle rare aree in Sardegna in cui si rinviene un tipo di sculture molto particolare, conosciute come statue-menhir o statue-stele. Le altre provengono dal Marghine, dal Barigadu, dalla Barbagia di Belvì e del Mandrolisai.

Bau Carradore III (Laconi). Menhir protoantropomorfo
Menhir protoantropomorfo di Bau Carradore (Laconi), conservato nel Museo dei Menhir di Laconi

Nel territorio laconese si contano ormai un centinaio di menhir, parola bretone che significa “pietra lunga“, e che in Sardegna sono noti come perdas fittas o perdas ficchidas (letteramente “pietre conficcate”). Gli antichi scultori estrassero i grandi blocchi e lavorarono pazientemente la trachite locale probabilmente con una tecnica denominata “a martellina”, fino a ottenere le sculture che vengono oggi riunite in 3 gruppi:

  1. I Menhir protoantropomorfi. Presentano normalmente forma slanciata, con una faccia piana, levigata, e l’altra convessa.
  2. I Menhir antropomorfi. Di forma più o meno slanciata, mostrano alcune sbozzature del viso, dal capo al volto indicato da un lungo naso a pilastrino e da occhi a coppelline.
  3. Le Statue-menhir o statue stele. Di forma spesso ogivale, presentano sulla faccia frontale piana elementi decorativo-simbolici che rimandano alla figura umana e che permettono di differenziare il sesso e probabilmente anche il rango sociale.

Cronologia e interpretazione

Il fenomeno del megalitismo in Sardegna si sviluppa a partire dalla fase finale del Neolitico, detta Recente o di Cultura Ozieri (dalla grotta di San Michele di Ozieri) e prosegue in quella successiva, l’età Eneolitica o del Rame.  Ci troviamo pertanto tra il pieno IV e gli inizi del III millennio a.C. Durante l’età nuragica si assiste a una riutilizzazione dei menhir che, perso il loro originario significato, vengono inseriti come materiale da costruzione (forse anche con funzione di protezione) nei nuraghi o nelle tombe dei giganti. Un esempio è costituito dal Nuraghe Orrubiu (o Nuraxi Arrubiu) di Laconi.

Nei numerosi menhir ritrovati nell’isola, pare scorgersi un’evoluzione, dal tipo aniconico (spesso sassi e lastre naturali appena sbozzati) alle statue-menhir o statue-stele che rappresentano la figura umana in associazione con elementi funzionali e simbolici. Ma non mancano siti in cui sono presenti i diversi tipi, come Biru ‘e Concas a Sorgono.

Pannello dedicato al “volto” dei Menhir, nel Museo dei Menhir di Laconi

Ma qual era il loro significato originale? Numerosi studiosi concordano che si tratti di rappresentazioni di figure importanti per le popolazioni prenuragiche. Si pensa ad antenati, ma anche capi, guerrieri, altri personaggi di rango, eroi e perfino divinità sia maschili che femminili. Il loro ritrovamento nei pressi di luoghi di culto e funerari (a volte anche villaggi), la loro disposizione in circolo o in allineamento e ancora in corrispondenza di snodi di comunicazione viaria suggerirebbero inoltre la loro funzione di marcatori territoriali. In questo modo si avrebbe una stretta connessione tra

“rappresentazioni degli antenati, segni scolpiti, tombe e territorio, ci permette di identificare dei gruppi umani che si sono radicati in un territorio determinato, riconosciuto come proprio attraverso la metafora dell’antenato, gruppi che stabiliscono un’interna coesione ideologica e rimarcano la propria alterità rispetto alle comunità vicine attraverso l’elaborazione di una specifica tradizione di miti e di simboli” (Perra 2012: 279).

Il Museo della statuaria preistorica in Sardegna

Il borgo di Laconi ospita il Museo della statuaria preistorica in Sardegna, all’interno dello storico edificio ottocentesco voluto dai marchesi Aymerich e progettato dall’architetto Gaetano Cima.

Il Museo, inaugurato nel 1996 e inizialmente posto in un’ala del palazzo comunale, ora si compone di 11 sale in cui si ripercorre la storia del megalitismo in Sardegna e in particolare nel territorio di Laconi. Visitandolo, davanti ai nostri occhi, si ergono alcune pedras fittas imponenti per dimensioni insieme ad altre che colpiscono per i motivi decorativo-simbolici. Tra i primi si segnala Perda Iddocca VII antropomorfo di 2 metri e Barrili, statua-menhir maschile con doppio pugnale e capovolto. Tra i secondi segnaliamo la cosiddetta “dea madre” di Piscina ‘e Sali III.

Cuccu de Lai-Samugheo. Statua-menhir
Statua-menhir di Cuccu de Lai (Samugheo) conservata nel Museo dei Menhir di Laconi

Nelle numerose sale, trovano posto anche alcune testimonianze provenienti da altre parti dell’isola: Samugheo, Allai e Villa sant’Antonio. Qui sono stati documentati dei motivi e delle raffigurazioni di armi finora inediti nel panorama sardo. Un esempio tra tutti sono i pugnali che terminano con impugnature semilunate e a pomo sferico, come quello di Cuccu de Lai I.

Al primo piano del Museo dei Menhir di Laconi, sono esposti anche i materiali che componevano il corredo funerario di alcune sepolture ritrovate nel territorio laconese, tra cui il dolmen a allée couverte di Corte Noa e la tomba a circolo in località Masone ‘e Perdu.

Corredo funerario del dolmen di Corte Noa, all'interno del Museo dei Menhir di Laconi
Corredo funerario del dolmen di Corte Noa conservato nel Museo dei Menhir di Laconi

Se l’articolo è stato interessante e volete approfondire la conoscenza dei menhir e del megalitismo in Sardegna, venite con noi a conoscere il paese di Laconi. Vi aspettiamo domenica 29 aprile!

Archeo

Visitare Laconi dalla valle al Museo dei Menhir

Visitare Laconi alla scoperta del megalitismo in Sardegna, con un breve trekking e spuntino nella Valle dei Menhir e una
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8 ore
Valle dei Menhir

L'Autore

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Claudia Sanna
Archeologa e guida turistica, appassionata del mio lavoro, attiva nella comunicazione e promozione del patrimonio culturale.

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