Disculpa, pero esta entrada está disponible sólo en italiano. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.Il sito archeologico di Is Bangius (conosciuto anche come "Muru de is Bangius") si localizza lungo le pendici occidentali del Monte Arci, nel territorio comunale di Marrubiu. In quest'area, probabilmente, tra la fine del II e gli inizi del III secolo d.C., venne edificato un importante praetorium, sede amministrativa e giudiziaria distaccata del governatore della provincia sarda. Il sito rappresenta un unicum, anche perché si trova lungo un compendium itineris, ossia una scorciatoia. Tale strada venne creata in età severiana e collegava direttamente Forum Traiani (Fordongianus) a Karales (Cagliari). Questo si rese necessario perché, durante l'età severiana (fine II-primi III secolo d.C.), il centro di Forum Traiani crebbe di importanza dal punto di vista economico, strategico e urbanistico. Così la città venne collegata maggiormente all'asse viario centrale "a Turre Karalis". Esattamente all'innesto del compendium o nelle immediate vicinanze si costruì il praetorium di is Bangius con terme ed altri edifici di servizio. Breve storia degli scavi e degli studi Il sito di Is Bangius è noto sin dal 1746, quando venne menzionato per la prima volta nelle Carte del Regno di Sardegna, oggi conservate presso l'Archivio statale di Torino. Qui tra il Campo Sant'Anna e la chiesa di Santa Maria, si trova l'indicazione "Bagni antichi" da riferirsi alle terme di Is Bangius, appunto. Il contributo più rilevante alla conoscenza del sito fu l'articolo "Antichità di Muru de Bangius", pubblicato da Giovanni Spano nel 1863. Qui il canonico riportava la testimonianza degli scavi condotti da un certo Efisio Creggiu di Marrubiu, il quale riportò alla luce le terme riccamente decorate con mosaici policromi e frammenti di epigrafi. Nel
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Disculpa, pero esta entrada está disponible sólo en italiano. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.Vi siete mai domandati quali cibi mangiassero i nuragici in Sardegna? Con questo secondo articolo alla scoperta della storia millenaria del Sinis conosceremo il sito archeologico di Sa Osa, nel Comune di Cabras. In particolare approfondiremo in che modo i nuragici sfruttavano il territorio di questa regione geografica per trarre le risorse alimentari. Cenni e peculiarità del periodo nuragico nel Sinis Come abbiamo visto nel precedente articolo dedicato al sito di Cuccuru is Arrius, la storia degli insediamenti umani nel Sinis ha inizio nel Neolitico Medio (V millennio a.C.). Tuttavia, è durante l'età nuragica che i villaggi si diffusero in maniera capillare in tutto il territorio. Questi andarono ad occupare non solo le aree lagunari come nel periodo precedente, ma tutti gli ambienti. Per questo motivo, la regione geografica è considerata dagli studiosi come una delle aree più densamente popolate della Sardegna in questa epoca. Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie Oggi nel Sinis si conservano i resti di 93 nuraghi e centinaia di siti nuragici, circa 1 ogni kmq. La maggior parte sono del tipo a monotorre, ma si conta un gran numero di nuraghi complessi, soprattutto quadrilobati, cioè caratterizzati da una torre principale detta mastio e da altre quattro laterali, unite da un muro di cinta. Gli edifici erano stati costruiti sfruttando i basalti e le arenarie locali, tra la fine del Bronzo Medio e il Bronzo Recente (quindi tra il 1500 e il 1200 a.C.). L'unico scavato ed indagato con la tecnica della stratigrafia è il sito di Murru Mannu, frequentato anche in età fenicia e
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Disculpa, pero esta entrada está disponible sólo en italiano. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.Al confine tra i territori comunali di Oristano e Villaurbana, si staglia imponente il nuraghe complesso di Bau Mendula. Costruito a circa 170 metri d'altezza, occupa le propaggini del Monte Arci, e si affaccia sulla vallata del Campidano di Oristano. Domenica 28 gennaio lo abbiamo visitato, degustando dell'ottimo Monica di Sardegna, in occassione dell'evento: Visitare il nuraghe Bau Mendula tra Villaurbana e Oristano. La collocazione geografica Bau Mendula è l'unico complesso nuragico ancora evidente nel territorio del Comune di Oristano, e risulta diviso in due dal confine con il termine municipale di Villaurbana. L'archeologo Vincenzo Santoni nei suoi rilevamenti precisa che la torre B del bastione ricade nel territorio del capoluogo, mentre il resto del nuraghe e l’annesso villaggio sono pertinenti a Villaurbana (1992: 123). Questo articolo esiste grazie al tuo contributo! Se lo apprezzi ti invitiamo a sostenerci. Grazie L'imponente struttura svetta sul paesaggio circostante. Per chi arriva da Tiria, frazione del Comune di Palmas Arborea, dopo pochi chilometri di strada caratterizzati da terreni posti a coltura, si arriva ai piedi del Monte Arci. Qui, su uno sperone, si erge Bau Mendula. La salita dal lato occidentale è abbastanza agevole e permette di osservare le tracce della lunga frequentazione umana del sito. Il versante, infatti, è costellato di resti di strutture, blocchi, materiali ceramici e litici, ossidiana. Arrivati in cima, lo spettacolare panorama si apre da una parte sul Golfo di Oristano, mentre dall'altra si trova il Monte Arci e in posizione opposta ad esso il Monte Grighine. Fondamentale per la scelta dell'insediamento potrebbe essere stata la presenza del rio Gai, di cui si riconosce l'antico letto, sul lato orientale del nuraghe. Il significato
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Il nuraghe s'Urachi di San Vero Milis, è probabilmente uno dei più grandi complessi archeologici non solo della Provincia di Oristano, ma di tutta la Sardegna. Si estende maestoso su un dosso, nella piana alluvionale in località Su Padru, dove sono ben visibili 7 delle 10 torri che un tempo dovevano costituire le mura perimetrali. Le sue dimensioni e la sua posizione, in un territorio densamente popolato fin dall'età nuragica, permettono di considerarlo un punto di riferimento per le popolazioni stanziate tra il Sinis settentrionale e il Campidano Maggiore. Durante la nostra visita guidata esploreremo il sito e conosceremo l'area, osservando al lavoro gli archeologi attualmente impegnati nello scavo. Un lavoro instancabile che lentamente e con perizia, sta portando alla luce millenni di storia. Vista dal drone dello scavo di s'Urachi a San Vero Milis (credits: Pietrino Mele, YouTube) S'Urachi: breve storia degli scavi Le prime attività di sterro nel territorio di San Vero Milis, ad opera di studiosi e appassionati, risalgono almeno all'Ottocento. Durante questi scavi solo pochi materiali entrarono a far parte di collezioni museali pubbliche. Tra questi si ricorda il "torciere" bronzeo esposto attualmente al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e proveniente presumibilmente da s’Urachi. Si tratta di un esemplare di tipo cipriota, documentato in Sardegna in poche altre località: dal ripostiglio di Tadasuni (OR) al santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri (CA), da Santa Giusta (OR) al centro fenicio-punico di Bitia (Pula, Cagliari). In base ai confronti si data tra VIII e VII sec. a.C. Bisognerà attendere il 1948 per l'avvio della prima campagna di scavo al nuraghe s'Urachi. Dal 16 marzo al 10 aprile, la Soprintendenza Archeologica e il Prof. Giovanni Lilliu, misero in luce parte delle mura e delle torri che racchiudono il nuraghe vero e proprio (l'antemurale) e un villaggio punico-romano. Oltre all'uso prevalente del basalto nella costruzione, furono ritrovati dei blocchi
Il nuraghe s’Urachi di San Vero Milis, è probabilmente uno dei più grandi complessi archeologici non solo della Provincia di Oristano, ma di tutta la Sardegna. Si estende maestoso su un dosso, nella piana alluvionale in località Su Padru, dove sono ben visibili 7 delle 10 torri che un tempo dovevano