La Torre di Pittinuri: esempio di difesa costiera della Sardegna dal Medioevo al Regno di Spagna

Il paesaggio costiero della Sardegna si caratterizza per l’alto numero di torri e castelli che svettano dai suoi promontori. La più alta concentrazione la troviamo nei punti di facile approdo, come le lunghe e spettacolari spiagge dell’isola. Un esempio è la Torre di Pittinuri che sorge nell’omonima località di Santa Caterina su una formazione di rocce calcaree. Da un’altezza di circa 28 metri, durante la nostra visita guidata potremo ammirare la torre spagnola e il suggestivo panorama circostante.

La Torre di Pittinuri

La torre si trova nella località di Santa Caterina di Pittinuri, ad un’altezza di 28 metri sul livello del mare. Dallo sperone calcareo si può ammirare parte della costa compresa tra Capo Mannu e Capo Nieddu.

Santa Caterina di Pittinuri e le scogliere calcaree
Panorama da Santa Caterina di Pittinuri

Non si conosce la data esatta di costruzione della torre di Pittinuri, ma appare citata già nell’opera di don Michele de Moncada del 1578. Pertanto, si tratta di una delle tante opere fortificate innalzate durante la dominazione spagnola lungo le coste dell’isola.

È realizzata con blocchi di arenaria calcarea frammisti a lave vulcaniche. Si caratterizza per la sua particolare forma troncoconica cilindrica, documentata in solo il 3% delle torri analizzate (Montaldo 1992: 58).

Di medie dimensioni, la torre doveva svolgere prevalentemente funzioni di segnalazione e difesa leggera in caso di avvistamento di pirati. Era dotata di tre fucili e un cannone, e presidiata da un alcade e due soldati. Una scala a chiocciola permetteva di accedere alla terrazza, mentre nella parte inferiore vi era una cisterna.

Come la maggior parte delle torri costiere sarde, dopo il 1867  (anno del decreto regio) non fu più utilizzata per la difesa dalle incursioni piratesche. Attualmente si presenta in buono stato di conservazione sia dal punto di vista architettonico che statico, ma non è accessibile al pubblico.

La pirateria barbaresca dal Medioevo al Regno di Spagna

La maggior parte delle torri e fortezze che occupano in modo capillare le coste della Sardegna sono di carattere difensivo e si datano al periodo della dominazione spagnola (dal XVI secolo).

In età medievale, la Sardegna è tra i protagonisti degli scambi commerciali e culturali provenienti da diversi paesi, tra cui l’Africa, la penisola iberica e italiana. Ma il Mar Mediterraneo non era certo un luogo sicuro per la navigazione, le incursioni barbaresche erano infatti frequenti. Fin dall’VIII secolo d.C., le scorrerie dei pirati si abbatterono sui lidi sardi, sulle città e sulle popolazioni che vi abitavano.

Durante la dominazione spagnola la pirateria saracena divenne una vera e propria attività redditizia. Famosi e temuti erano i due fratelli Arug e Khair el-Din Barbarossa che, protetti dai turchi dell’Impero ottomano, compirono numerose scorribande.

Quali misure decise di adottare la Corona di Spagna per contrastare la minaccia barbaresca?

Le soluzioni prospettate furono tre:

1. la conquista della costa africana;

2. il controllo del mare attraverso la costituzione e il rafforzamento della flotta;

3. l’aumento delle fortificazioni litoranee.

Il principale attuatore di questa politica offensiva fu l’imperatore Carlo V d’Asburgo (1516-1556). Sotto il suo regno è nota la terribile incursione guidata da Khair el-Din Barbarossa nel centro di Cabras. Nel 1518 la cittadina, vista la gravità dei danni subiti, ottenne l’esenzione dal pagamento dei tributi regi.

Le spese per la difesa delle coste della Sardegna

Negli stessi anni, i vari Parlamenti dei territori appartenenti al Regno di Spagna, tra cui la Sardegna, decisero di destinare grosse somme di denaro per le spese di difesa, incluse la costruzione di torri litoranee.

Con il successore di Carlo V, Filippo II d’Asburgo (1556-1598), la linea dei governanti spagnoli divenne difensiva. Nei primi anni del 1570, Filippo II ordinò la ricognizione delle coste sarde per stabilire i migliori punti su cui far erigere le torri fortificate. Il rapporto fu redatto dal capitano di Iglesias Marco Antonio Camos nel 1572-73 per conto del viceré Giovanni Coloma.

Nel documento si considerava necessario costruire 73 posti di guardia, di cui 63 torri. I soldi per la loro costruzione furono ottenuti aumentando il dazio sulle merci esportate dai sardi. Dall’opera di Giovanni Francesco Fara, Chorographia Sardiniae, si apprende che dopo circa 10 anni erano già state costruite 43 torri.

Sardegna e le torri costiere oggetto di studio
Cartina della Sardegna con le torri costiere oggetto di studio, la n. 39 è la Torre di Pittinuri (Montaldo 1992: 56, fig. 16).

In quegli stessi anni, e precisamente nel 1581, fu instituita la Reale Amministrazione delle Torri che svolgeva diversi compiti. Dalla progettazione e costruzione di nuove torri, fino alla loro manutenzione e rifornimento di armamenti. Inoltre provvedeva all’arruolamento del personale di guardia, alle paghe dei soldati e a riscuotere le tasse necessarie per la gestione.

Questa organizzazione rimase praticamente inalterata anche durante il Regno Sardo Piemontese, ossia dal 1720. Infine, con il decreto regio del 25 aprile 1867, il Regno d’Italia stabilì che i castelli, le torri e le fortezze inclusi in un apposito elenco non erano più considerati posti fortificati.


Avete trovato interessante l’articolo? Volete visitare dal vivo una delle torri costiere della Sardegna? Vi aspettiamo alla nostra prossima visita guidata!

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El Autor

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Claudia Sanna
Archeologa e guida turistica, appassionata del mio lavoro, attiva nella comunicazione e promozione del patrimonio culturale.

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