S’Abba Druche e le sue produzioni dal periodo nuragico all’età romana

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La località di S’Abba Druche si trova a poco più di 5 km a nord di Bosa, nella Provincia di Oristano. La sua posizione sul mare, permette di ammirare la costa bosana e le sue caratteristiche scogliere. Qui, immersi nella macchia mediterranea, si scorgono i resti di una grande area archeologica frequentata dal periodo nuragico fino alla tarda età romana. La potremo visitare insieme durante la nostra prossima visita guidata.

S’Abba Druche durante il periodo nuragico

Le prime indagini a S’Abba Druche risalgono al 1985, a seguito del ritrovamento fortuito di ceramiche e sepolture fatto da un pescatore. La segnalazione portò la Soprintendenza Archeologica per le Province di Sassari e Nuoro a svolgere degli accertamenti, realizzati dalla Dott.ssa Maria Chiara Satta. Furono fatte due prospezioni archeologiche, nel 1985 e nel 1991, a cui si aggiunse lo scavo del 1995.

Vista aerea di una parte dello scavo del 1995 di S'Abba Druche
Vista aerea di S’Abba Druche in cui si vedono i resti del periodo nuragico e del villaggio di età romana (Moravetti 2000: 163, fig. 146).

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L’area risultò subito di grande interesse, includendo uno stanziamento nuragico, composto da un nuraghe complesso e il villaggio circostante, e diverse strutture di epoca romana.
Il nuraghe venne costruito in posizione dominante rispetto al paesaggio costiero e terrestre. Posto su un’altura di 40 metri, vicino ad una recente casa colonica, attualmente conserva solo pochi filari composti da blocchi di grandi e medie dimensioni. Infatti, una volta smontato, i suoi conci furono riutilizzati in età romana per la costruzione delle strutture abitative.

Nei suoi pressi sono stati individuati altri edifici di epoca nuragica: un pozzo e una tomba dei giganti. La tomba si trova nella parte opposta della strada Bosa-Alghero. Nel 1995, era visibile l’esedra lacunosa nel lato destro, il corridoio e la camera funeraria.

Planimetria pozzo nuragico
Planimetria del pozzo nuragico (Moravetti 2000: 167, fig. 149).

Per quanto riguarda il pozzo, esso si trova a sud-est della collina su cui sorge il nuraghe. Non è mai stato oggetto di scavi archeologici, ma la tecnica costruttiva permette di includerlo nei cosiddetti templi a pozzo, anche se presenta delle particolarità.

Il pozzo è composto da una struttura circolare, con ingresso a sud-sud-est. Vi si accede da un breve corridoio che immette in un ambiente circolare su cui si aprono tre possibili nicchie disposte a croce. Presentano tutte forma quadrangolare e sono in calcare. La presenza della scala per l’accesso al pozzo, di cui forse è visibile il primo gradino, è solo ipotizzabile a causa dello strato di pietrame che occlude l’ingresso.
Particolare è la struttura che si trova davanti all’ingresso, sulla sinistra, e che si dispone a ventaglio, in posizione obliqua. Questa sorta di corridoio è realizzato con una tecnica costruttiva differente rispetto al corpo del pozzo. Si tratta di grandi lastre e pietre di medie dimensioni, disposte in opera poligonale, ossia non regolare. È possibile che anche sul lato destro ci sia una struttura analoga. La funzione non è ancora chiara, ma l’ipotesi è che si tratti di murature aggiunte in una fase successiva.

S’Abba Druche in età romana

L’area risulta frequentata senza soluzione di continuità fino alla tarda età romana (IV-V d.C.). La lunga presenza umana fu determinata quasi certamente dalla zona prescelta per la fondazione dell’insediamento: una insenatura naturale, a poche miglia dall’antica città di Bosa (Bosa Vetus). L’abitato sorse lungo la strada costiera posta ad ovest della via Tibula Sulcis che proseguiva a nord verso Carbia (Alghero) e a sud verso Cornus (vicino a Santa Caterina di Pittinuri). Nei suoi pressi scorreva il rio S’Abba Druche.

L’insediamento appare composto da:

  • una parte cimiteriale (Satta 1996: 3);
  • una abitativa;
  • una “lavorativa-artigianale” (la zona con le vasche) che potrebbe essere precedente all’età romana;
  • una “produttiva-agricola” (non ancora scavata).
Due sarcofagi di S'Abba Druche
I due sarcofagi di età romana.

I primi resti ad essere studiati dagli archeologi furono tre sepolture di inumati, tutte orientate a Ovest. Di queste tombe, solo una si è conservata completamente, con il defunto deposto in posizione supina. Il corredo era formato da materiale ceramico d’importazione, che ha permesso di datare la sepoltura alla tarda età repubblicana (tra metà e fine del I a.C.). Oltre a queste tombe, ci potrebbe essere una necropoli più estesa, coperta dalla fitta macchia mediterranea, di cui sono visibili due sarcofagi affiancati, già violati in antico.

La parte relativa all’abitato, invece, si estende per 2500 mq di cui 800 sono stati studiati nel corso delle indagini archeologiche. È stato costruito sulla riva destra dell’antico corso del fiume, sfruttando sia i materiali del precedente insediamento nuragico, che appoggiandosi in parte sulle sue murature. Infatti, i circa 20 ambienti individuati di forma rettangolare, mostrano planimetria e tecnica costruttiva differenti, derivanti in parte dall’essersi adattati alle strutture preesistenti e averne riutilizzato i materiali. Di questi vani, 6 sono stati scavati fino ai livelli di base e uno fino allo strato geologico.

È plausibile che l’ingresso alla parte abitativa avvenisse da Nord, in cui passava la strada secondaria che doveva raccordarsi a quella principale Tibula Sulcis. Questa zona era delimitata da un muro rettilineo che costituiva il confine dell’insediamento. Cospicua è risultata la frequentazione in età repubblicana, attestata da ceramiche, tegole con bollo e monete, fra cui un asse attribuito a Sesto Pompeo.

S'Abba Druche insediamento romano
L’abitato romano di S’Abba Druche (Moravetti 2000: 162, fig. 144).

Per quanto riguarda gli ambienti scavati, il vano 1 è stato interpretato come magazzino. Al suo interno si conservavano ancora interrati due grandi dolia (ossia orci) per la conservazione di cereali. Il vano 3, invece, suggerisce la rioccupazione della precedente struttura nuragica già in epoca punica, grazie al ritrovamento di una ceramica datata al IV-III a.C.

Gli ambienti scavati potrebbero far parte di un grande edificio che doveva a sua volta costituire il settore rustico dell’abitato, o meglio villa riferibile a una piccola o media proprietà contadina. Il diverso orientamento dei vani potrebbe suggerire la loro costruzione in fasi cronologiche differenti.

L’area lavorativa-artigianale

L’area che ha riservato maggiori sorprese, e che è ancora oggetto di dibattito, è la parte definita “lavorativa-produttiva” (Satta 1996: 2). È formata da tre strutture, a loro volta costituite da due vasche rettangolari, scavate nelle roccia e disposte in senso longitudinale. Le vasche di ogni gruppo sono comunicanti tra loro grazie ad un foro circolare. Intorno ad ogni struttura, su tre lati, è stata scavata una canaletta di forma semicircolare, oltre la quale vi sono diversi fori probabilmente per accogliere i pali atti a sostenere una copertura per la protezione dagli agenti atmosferici. Sulla sommità della roccia lo scavo ha permesso di analizzare, oltre alle canalette, dei fori che potevano accogliere una palificazione estesa per circa 10 metri a sostegno di una probabile tettoia. Il lato rivolto al mare era delimitato da una struttura muraria irregolare che seguiva l’andamento del terreno ed integrava la roccia affiorante.

Uno dei complessi di S'Abba Druche
Vasche di S’Abba Druche (Bosa).

L’area, posta a sud-ovest del villaggio, si estende per circa 700 mq. La sua funzione, come anticipato, è ancora molto discussa. La dott.ssa Satta pur ricordando che nel territorio di Bosa, e non solo, vi sono vasche comunicanti per la spremitura di frutti (in particolare il lentischio da cui si otteneva l’olio), propende per una conceria. Gli elementi che enumera a sostegno della sua tesi sono tanti: la vicinanza a fonti idriche salate e dolci (mare e fiume); la presenza di abbondante macchia mediterranea (usata nel processo di conceria); la probabile differenziazione di fasi produttive (suggerita dall’estensione e dalla complessità); la volontà di proteggere alcune zone dagli agenti atmosferici (per la stesura all’aria, al riparo dal sole); la particolare forma delle vasche.

Planimetria delle vasche di S'Abba Druche (Bosa)
Planimetria delle vasche di S’Abba Druche (Satta 1994: 957).

La dott.ssa Satta, a proposito dell’attività conciaria e della cronologia dell’impianto produttivo afferma che: “Sicuramente l’utilizzo dell’area per questo tipo di lavorazione continuò anche in epoca romana”. Infatti la ricercatrice sottolinea come l’attività relazionata all’acconciatura delle pelli sia testimoniata in maniera indiretta da diversi ritrovamenti di età nuragica. A questo proposito la dott.ssa Fulvia Lo Schiavo partecipando a L’alun de Méditerranée”, Convegno Internazionale svoltosi a Napoli nel luglio del 2003, presentò il complesso artigianale di S’Abba Druche come possibile conceria di età antica. In quell’occasione però le furono mostrati dei confronti più stringenti “riguardanti impianti romani per la lavorazione dell’uva e la produzione del vino (Lo Schiavo 2005: 27) che sembrano suggerire altre funzioni. Il dibattito su S’Abba Druche rimane dunque aperto, in attesa di nuovi studi che possano chiarire in maniera più precisa le sue antiche produzioni.


Se volete conoscere maggiori dettagli su S’Abba Druche e la sua area produttiva-artigianale, vi aspettiamo alla nostra prossima visita guidata!

Archeo

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Sito di S’Abba Druche

 

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Claudia Sanna
Archeologa e guida turistica, appassionata del mio lavoro, attiva nella comunicazione e promozione del patrimonio culturale.

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