Lungo la costa sud occidentale della Sardegna si estende la piccola cittadina di Portoscuso, un tempo immersa tra i profumi della macchia mediterranea. In questo luogo speciale si respira ancora oggi un legame indissolubile con il mare, la pesca e le antiche tradizioni religiose.
Le origini: la Tonnara di Su Pranu
Tutto ebbe inizio nella seconda metà del XVI secolo. Il commerciante cagliaritano Pietro Porta, a seguito di un avvistamento di numerosi tonni rossi a largo di Capo Giordano, chiese un’autorizzazione al Viceré spagnolo per impiantare le prime strutture dedicate alla pesca del tonno. Così, sotto il regno di Filippo II (1556-1598) nacque il primo nucleo insediativo presso Su Pranu, il pianoro, attorno al quale nel corso dei secoli si è sviluppato l’attuale centro urbano.
Potremo visitare questa suggestiva località di mare nel nostro speciale itinerario di mercoledì 14 agosto dal titolo “Visitare Portoscuso dall’antica Tonnara alla Torre spagnola“.
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La Tonnara di Su Pranu, situata tra le vie più antiche del centro, conserva la struttura originaria del Palazzotto, residenza estiva della famiglia proprietaria, caratterizzata da ampie arcate che si affacciano sul cortile centrale. Attorno si dispongono una serie di edifici, tra i quali la chiesa di Sant’Antonio da Padova, protettore dei tonnarotti. Alla pesca del tonno rosso, infatti, si legano antichi rituali religiosi: uno di questi prevedeva che, la sera prima di fare mattanza, i pescatori si raccogliessero in preghiera presso la cappella di Sant’Antonio, come a voler chiedere il favore divino affinché la pesca fosse abbondante.
Per capire il profondo legame tra questo territorio e la pesca del tonno rosso sarà utile fare un breve salto storico. Sappiamo infatti che già in età fenicio-punica si praticava questo tipo di attività, come testimonia il ritrovamento di vertebre e squame presso l’antica città di Sulky a Sant’Antioco, poco distante da Portoscuso.
“Le risorse provenienti dal mare, tra tutte quella dei tonni, rappresentarono una primaria fonte di ricchezza e le stesse direttrici di navigazione dell’irradiazione fenicia fino alle estreme regioni costiere dell’Atlantico, poterono seguire le vie dei tonni. In questo modo i Fenici e i tonni possono considerarsi come dei veri “compagni di viaggio” che incessantemente oltrepassavano le colonne di Melqart/Ercole e univano le regioni mediterranee ed atlantiche in un continuum culturale fino alle soglie dell’età romana e ancora oltre”.
P. Bartoloni, M. Guirguis, “I Fenici del mare e le vie dei tonni”, in Quaderni Stintinesi/7, 2107, p. 67.
Non è improbabile pensare, dunque, che la pesca del tonno abbia radici ben più antiche anche nel nostro paese, considerando che in località S. Giorgio venne attestata una necropoli fenicia di fase arcaica (VIII a.C.).
La Tonnara di Su Pranu rimase in attività fino al 1973 circa. Dopo un periodo di abbandono, la pesca del tonno riprese attorno agli anni 1983-84 con l’istituzione della cooperativa Tonnare Sulcitane s.r.l.
Oggi si contano in Sardegna tre sole tonnare attive:
- L’Isola Piana a Carloforte;
- Porto Paglia a Gonnesa;
- Capo Giordano (o Capo Altano) a Portoscuso.
La dimora del tonnarotto
Attraversare le vie di Su Pranu non significa solo scoprirne la storia: in questi luoghi è ancora vivo un legame speciale con la memoria popolare, tra ricordi d’infanzia, feste di paese e momenti di condivisione vissuti intensamente dalla comunità. Per questi motivi il percorso dalla Tonnara alla Torre è tra i più evocativi: si può ancora immaginare il profumo dell’elicriso, i canti dei pescatori e il suono delle campane nei giorni di festa.
Superata una piccola porta è possibile accedere ad una delle tante dimore dei pescatori, note nella tradizione popolare come baraccasa, umili abitazioni nelle quali in alcune di esse si praticava la salagione delle parti interne del tonno (il cuore, la pancia e le uova per la produzione della bottarga). In questi luoghi si conduceva una vita molto semplice dedicata al lavoro, ma non dovevano mancare le occasioni di festa comune per celebrare la fine di una ricca mattanza o una sentita ricorrenza religiosa.
La torre spagnola
Edificata attorno al 1584, la Torre Spagnola di Portoscuso faceva parte della Reale Amministrazione delle Torri istituita da Filippo II nel 1581 con il compito di difendere le coste della Sardegna dalle continue incursioni barbaresche. Nel caso di Portoscuso, esisteva anche l’esigenza di difendere la Tonnara e la comunità che vi risiedeva per i brevi periodi di pesca. Per rispondere a queste necessità venne realizzata una torre gagliarda, ovvero una torre di difesa pesante dotata almeno di quattro cannoni disposti sulla terrazza, di cui uno recentemente trovato in seguito ad uno scavo archeologico.
Situata a ridosso di una scogliera, tra la spiaggetta Sa Caletta e la spiaggia di Portopaglietto, la Torre di Portoscuso offre uno scenario panoramico davvero suggestivo. Rivolgendo lo sguardo verso l’isola di Sant’Antioco e di Carloforte, si percepisce quel continuum culturale profondamente radicato nel mare che ha caratterizzato la storia di questa parte di costa per secoli.
Se siete curiosi di scoprire di più su incursioni barbaresche, storie di mare e di vita quotidiana a Portoscuso, prenotatevi al nostro speciale itinerario!
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